mercoledì 10 marzo 2021

HYPERION, Into the maelstrom (2020)

 

Secondo disco per gli Hyperion, band di cui parlammo ai tempi dell’esordio Dangerous days, album che già aveva convinto sulle buone doti dei bolognesi, autori di un metal solido, che mette insieme aggressività e melodia. Il nuovo Into the maelstrom segna un passo avanti nella carriera degli emiliani, che si cimentano in nove brani che vantano anche una registrazione adeguata nel dare risalto al groove delle composizioni, ancora diviso tra scuola americana e NWOBHM. Il quintetto (Luke Fortini e Davide Cotti alle chitarre, Michelangelo Carano alla voce, Antonio Scalia al basso, Marco Beghelli alla batteria) non fa nulla per nascondere le influenze di Judas Priest, Iron Maiden, Jag Panzer, Metal Church e Grim Reaper, heavy a tutto tondo, legato a certi nomi e al periodo storico del genere, omaggiato attraverso pezzi coinvolgenti come Driller Killer o la title track in odore di thrash metal. Chi ama certe sonorità non potrà che rimanere affascinato da Ninja will strike e dalla più intricata The maze of Polybius, legate alla tradizione ma anche calate nel contesto attuale, così come conquistano le tentazioni prog della strumentale From the abyss e il classicismo di Bad karma, che mostrano le ottime capacità di scrittura della band. Trascinante Fall after fall, prima della lunga The ride of heroes, nove minuti che sono la summa del background che anima il gruppo e del conclusivo speed di Bridge of death, finale di un disco davvero di buonissima fattura sotto tutti i punti di vista. (Luigi Cattaneo)

Album Trailer (Video) 





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