Terzo disco per i Deafcon5, realtà tedesca poco conosciuta in Italia ma che meriterebbe una certa attenzione da parte degli appassionati di progressive, viste anche le influenze di band molto apprezzate come Rush, Queensryche, Eldritch e Threshold. Feel è un concept sulle intuizioni degli psicologi Carroll Izard e Paul Ekman, otto tracce che mettono insieme prog metal, melodie settantiane e fraseggi malinconici, con la chitarra di Dennis Altmann (impegnato anche al basso) che si muove tra riff fragorosi e soli di spessore, supportato dalle tastiere del bravissimo Frank Feyerabend e da una sezione ritmica corposa e fluida (Heiko Heizmann al basso e alle tastiere e Sebastian Moschuring alla batteria). Completa il quadro la buona prova di Michael Gerstle, voce capace di evocare sin dall’iniziale Uprising, dove spicca il lavoro raffinato d’insieme della band, che non disdegna affatto momenti individuali di ottima fattura. Straight between the eyes punta molto su un impatto hard epicheggiante, Ruthless conferma l’attitudine heavy dei tedeschi, mentre My unwanted bride chiude la prima parte del disco in maniera sontuosa, dieci minuti dove il quintetto sviluppa una partitura complessa e dinamica. Surprise torna su binari maggiormente prog metal, in maniera brillante e decisa, Dawn è introspettiva e delicata, prima dell’accattivante White house madness, arricchita dalla presenza di Imke Rehder alla tromba. Chiude l’album la progressiva The journey, lunga traccia in bilico tra suggestioni oscure, potenza metal e rifiniture classicheggianti, conclusione di un ritorno dove ha messo mano anche Simone Mularoni dei DGM, che ha prodotto e masterizzato l’opera. (Luigi Cattaneo)
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