Secondo disco per i
Wildking, brianzoli ma con il cuore ben piantato nella tradizione made in USA,
quella di Jimi Hendrix e ZZ Top, ma anche dei contemporanei Popa Chubby ed Eric
Sardinas con i suoi Big Motor. Con queste premesse ovviamente non possiamo non
trovarci dinnanzi ad un rock blues con ascendenze sudiste, elementi presenti
nei due ottimi singoli che hanno anticipato il lavoro, la dirompente Long way back to home e la potente
cavalcata di Circus. Rena Brambilla
(chitarra), Andrea Brambilla (basso e voce) e Silvio Figini (batteria) puntano
molto sull’impatto, che sfiora l’hard in più circostanze, prediligendo riff
poderosi e ritmiche solide, che portano a brani incisivi e diretti (basti
ascoltare Make it right o l’accattivante
Roll the dice). La band ha
immagazzinato la lezione dei mostri sacri a cui si ispira, li omaggia senza
scimmiottarli, rende gloria a suoni che hanno fatto la storia del rock, il
tutto riletto con cuore e pathos. Il decennale progetto ha un’anima, e forse
proprio ora si è concretizzato del tutto, perché Back home è davvero un disco compatto e ispirato, verace, senza
trucchi e senza inganni, convincente proprio per questa dote naturale di
suonare vero e credibile. (Luigi Cattaneo)
Progressive Rock&Metal ma anche una panoramica su Jazz, Blues, Folk, Hard&Heavy, Psichedelia, Avanguardia, Alternative, Post Punk, Dark Rock. Un blog sulle sfumature della Musica.
martedì 20 aprile 2021
WILDKING, Back Home (2020)
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