Dopo aver parlato di Squartami tutta – Black Emanuelle goes to hell (2016) e Lo albicocco al Curaro – Decameron 666 (2018) oggi faccio un passo indietro e recupero il primo lavoro della band abruzzese, Maciste nell’inferno dei morti viventi (2014), che apriva la saga dei Kotiomkin, qui ancora in trio (Enzo P. Zeder al basso, Davide Di Biagio alla chitarra e Gianni Narcisi alla batteria). Anche in questo caso l’espediente è la soundtrack di film inesistenti, immaginati nella testa di Zeder e descritti da un sound che abbraccia lo stoner, l’heavy doom dei Black Sabbath, la psichedelia e il progressive, un trip che questa volta ci porta a seguire le gesta di Maciste, assoldato dall’impero romano per sconfiggere Aderbale, centurione romano convertito al vudù e dedito alla resurrezione dei morti! Un connubio di zombi, pirati, cannibali e antiche mitologie dove il peplum incontra l’horror, all’interno di una narrazione strumentale dissacrante, fatta di passione e consapevolezza, aggressività hard e libertà compositiva.
Jungla cannibale apre lo scenario, fatto di cinema di
genere e stoner, tra riff taglienti e ritmiche ossessive, un dinamismo che
esplode nella seguente Maciste, con le note che accompagnano la figura
mitologica nell’Isola degli Antropofagi, luogo di battaglia, sangue e budella,
location perfetta nell’immaginario di chi ama pellicole non convenzionali. L’ampolloso
gigione ha un’insana atmosfera doom, a cui abbina potenza e velocità, Peplum
holocaust trascina in un nero abisso l’eroe mitologico protagonista della
narrazione, mentre Petrus il filibustiere satura l’aria con fraseggi di
natura heavy. Aderbale e Airavata concludono con forza e violenza
lo script dedicato a Bruno Mattei (Vincent Dawn), regista che probabilmente
avrebbe apprezzato il lavoro dei Kotiomkin e, perché no, pensato anche di
rendere concrete le immagini evocate dal folle trio abruzzese. (Luigi Cattaneo)
Maciste (Video)
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