Tornano i Möbius Strip,
band formata da Lorenzo Cellupica (pianoforte, organo, tastiere e voce), Nico
Fabrizi (sax), Eros Capoccitti (basso) e Davide Rufo (batteria), che avevamo
conosciuto nel 2017 con un debutto davvero ottimo. Time lag è ancora una
volta intriso di jazz rock progressivo, molto strutturato ma pieno di felicissime
intuizioni melodiche, figlio della lezione di Weather Report e Return to
Forever, ma anche dei nostrani Perigeo e Cincinnato. La qualità delle composizioni
è davvero notevole, a partire dall’iniziale Chand Baori, pezzo
complesso, avvolgente e dal forte impatto live, prima di Iblis’s Hybris e
Mateka’s speech, che mostrano una maggiore eterogeneità di fondo
rispetto all’esordio e si avvalgono delle presenze significative di Fabio Gelli
alla tromba e Romeo Venditti al trombone, musicisti che accentuano la vena
fiatistica della proposta, spaziando dal latin jazz al funky rock. Crossover di
stili che ritroviamo in Old tapestry, che si muove tra folk prog e jazz
e Möbius cube, dove appare la chitarra di Simone Marcelli, ben inserita
nel contesto narrativo. Momento differente con la conclusiva A theme for the
end, unico brano cantato da Cellupica, Debora Camilli, Andrea Martini e Caterina Sebastiano, evoluzione del
sound della band e gradevole finale di uno dei lavori italiani più belli del
2021 appena concluso. (Luigi Cattaneo)
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