domenica 21 aprile 2013

DÈMODÈ, Le parole al vento (2011)

Si definiscono orchestrina tascabile, definizione bizzarra ma assolutamente consona per spiegare il loro modo di interpretare un sound che unisce il jazz con la musica balcanica e il folk progressivo, suggestivo e ispirato. Loro sono i Dèmodè e l’esordio Le parole al vento ha la capacità di creare atmosfere raffinate attraverso un uso di strumenti prevalentemente acustici. Spiccano lungo tutto l’ascolto le doti tecniche e la bravura compositiva dei vari elementi, tanto che sarebbe inopportuno citarne solo uno in particolare. Sicuramente l’utilizzo dei sassofoni da parte di Claudio Colaone e del clarinetto di Lucia Soramel sono gli elementi che più colpiscono ma non sono da meno il violino di Francesco Zanon e il pianoforte di Luca Laruina che risultano tanto importanti per raggiungere tali risultati. L’amalgama tra i vari strumenti e le più influenze che caratterizzano questo gruppo emergono immediatamente con le splendide VeraLuna e Unobanana, con la prima che sarebbe adattissima per musicare un film di Kusturica per alcune assonanze con la musica di Goran Bregovic e con la seconda più vicina al jazz progressivo in cui colpisce il meraviglioso lavoro dei fiati e un sofisticato intermezzo di violino. Oltremare è una ballata intensa e sentita che sviscera con delicatezza il linguaggio del jazz, mentre dalla ritmica vivace e vicina in qualche frangente agli Opa Cupa di Cesare Dell’Anna è la seguente Pizzica. La musica dei Demodè risulta di valore anche quando flirta con il jazz rock di China Boid dove si sente qualche influenza della P.F.M. di Jet Lag, invece è più legata al jazz la successiva Dante che è segnata da ampi interventi solistici di sax e violino. Baciami Elvira mostra le influenze latin jazz del gruppo, facendo apprezzare le tante caratteristiche che contribuiscono a creare il sound dei friuliani, mentre risultano meno riuscite Vecchiomondo che ruota attorno ad una frase solare e ballabile e New Pest di matrice jazz e con buoni spazzi dei solisti. Chiude Serpenti, brano fantasioso che si sviluppa sino alla compulsiva e danzabile marcetta finale da vera orchestrina jazz! I Demodè hanno la capacità di creare con la loro musica una immaginaria soundtrack in cui ci si perde in ambienti e situazioni via via sempre differenti ma ugualmente riuscite. Bravi nel combinare tra loro stili diversi che creano un jazz folkeggiante e dai tenui tratti prog mai astruso e criptico, pur essendo tutto tranne che semplice nella costruzione. (Luigi Cattaneo)

Unobanana (Video)

 

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