Come ogni anno giunge puntuale il 2DaysProg+1 organizzato dall’associazione culturale Ver1 Musica di Veruno (Novara). Arrivato ormai alla sua quarta edizione e atteso dagli amanti del genere come un vero e proprio evento che, non solo si è consolidato nel tempo ma ha anche ampliato confini e pubblico di riferimento. Difatti mai come quest’anno si è puntato su un programma vasto e volutamente capace di toccare generi diversi tra loro. Ma andiamo con ordine. La prima giornata si apre con il ritorno sulle scene dei Court, band attiva già negli anni ’90 e fresca di pubblicazione del nuovo Twenty Flying Kings che ha riacceso l’interesse su questo affascinante gruppo che coglie l’occasione per mostrare il nuovo vocalist Marco Pedrini, davvero dotato e a proprio agio nel muoversi tra trame dai tratti evocativi e fiabeschi. Tutt’altra musica con i Wicked Minds che presentano un set impeccabile (forse i migliori della serata) che si muove sulla linea di demarcazione tra hard rock, psichedelia e progressive, mettendo in luce le solite ed indiscusse capacità di Paolo Negri alle tastiere, Lucio Calegari alla chitarra, soprattutto nelle parti ritmiche e Monica Sardella, vocalist graffiante e incisiva. Quando arrivano i Pain of Salvation la piazza si riempie, segno dell’amore del nostro paese per gli svedesi e per il loro leader Daniel Gildenlow. Indubbiamente l’ensemble ripaga tutto questo affetto con una prestazione convincente in cui la band sfodera un piccolo greatest hits che fa la felicità dei presenti e mostra carica, grinta e qualità tecniche. Il gruppo si esprime benissimo tra brani più vecchi ed altri della più recente produzione che tanto ha fatto discutere su siti e forum gli appassionati ma che in sede live acquisisce forza e impatto capaci di rendere al meglio. Chiudono la prima serata i Flower Kings che per buona parte del live suonano il nuovo Banks of Eden che mostra pregi e difetti consueti attribuiti alla band di Roine Stolt, ossia grandissima perizia tecnica, brani di prog sinfonico anni ’70 infiniti (a volte troppo), parti di estreme interesse e altre francamente superflue, segno che il dono della sintesi non è davvero la loro capacità migliore. Quindi proprio come su disco i Flower Kings o si amano alla follia o lasciano indifferenti… Ad aprire il secondo giorno ci pensano i Gran Turismo Veloce, sempre più consapevoli dopo il loro tour in Europa e capaci di una bellissima prova che non fa altro che confermare le doti già espresse con il debut Di carne, di anima che qui viene proposto con classe ed energia. Per la prima volta in Italia appaiono sul palco di Veruno gli svedesi Trettioariga Kriget da poco tornati sul mercato con la pubblicazione di Efter Efter che viene in parte suonato per l’occasione insieme ai classici (se così si possono definire…) tratti dal loro primo omonimo album del 1974 e da Krigssang del 1976 in cui spicca il suono blues del chitarrista Christer Akerberg e la precisione di Dag Lundquist alla batteria. La loro creatività è ancora forte e vederli dal vivo fa ulteriormente capire quanto grande sia stata la loro influenza su gruppi come Anglagard e Anekdoten. Dalla Svezia si passa in un attimo alla Cuba degli Anima Mundi, i più convincenti della serata e tra le novità più acclamate dell’intera edizione. Viene suonato quasi per intero The Way (chi non lo ha lo recuperi!) e viene presentato un nuovo lunghissimo brano strumentale che verrà inciso sul prossimo lavoro della band. Il pubblico ha apprezzato tantissimo il loro rock sinfonico di matrice classica, le scorribande strumentali con gli intrecci tra le tastiere di Virginia Peraza e la chitarra di Roberto Diaz, le qualità del vocalist Carlos Sosa e l’eccentricità di Josè Manuel Govin alla batteria. Normalmente sarebbe difficile suonare dopo un concerto così emozionante ma non se ti chiami Iq e vanti una carriera trentennale oltre che un pubblico fedele che anche stasera non fa troppo caso a qualche sbavatura e ad una mancanza di coinvolgimento a volte eccessiva (e vi garantisco che non è stata solo una mia impressione!). Assenza del giusto “tiro” live? Forse sì, anche se il carisma di Peter Nicholls è debordante come ci si aspettava e le tastiere di Neil Durant tratteggiano scenari inquietanti e dalla giusta atmosfera per una prestazione comunque buona ma meno interessante di quanto in effetti ci si poteva aspettare. La terza ed ultima giornata viene aperta dai Profusion che stanno riscuotendo un po’ ovunque consensi dopo la pubblicazione di Rewotower e i ragazzi confermano le loro capacità attraverso brani di forte impatto melodico e dal giusto piglio aggressivo, mostrando buone capacità di scrittura e un cantante di livello come Luca Latini. Tutto funziona a dovere in un gruppo che ha ancora margini di crescita e probabilmente farà ancora parlare di sé. Buona anche la prova degli olandesi Knight Area con il loro new prog capace di tingersi di hard senza dimenticare una buona dose di melodia che a volte li avvicina all’Aor. Nell’occasione vengono eseguiti brani soprattutto da Nine Paths e da Under a New Sign dove davvero apprezzabili sono stati soprattutto i passaggi strumentali che hanno entusiasmato i presenti sotto il palco. Entusiasmo triplicato con i francesi Lazuli che hanno dato vita ad uno show spettacolare e carico di pathos, una mistura perfetta di contaminazione tra episodi del Peter Gabriel solista, i King Crimson, specialmente per i suoni incredibili di Gederic Byar alla chitarra che riporta alla mente Robert Fripp e gli Ange, loro connazionali alfieri del prog rock sin dagli anni ’70. Proprio come la sera precedente diventa molto difficile suonare dopo un concerto di tale portata ma Angelo Branduardi, chiamato a chiudere il festival non sembra risentire troppo di questo compito, complice anche il cambio di pubblico o l’incremento sostanziale che c’è stato (ad occhio e croce sopra i mille spettatori). Che dire? Molti avranno pensato leggendo il suo nome che non c’entrasse poi molto con il progressive ma noi siamo qui a valutare la portata dell’esibizione, senza pensare ad altro. E quindi innegabilmente Branduardi porta con sé un pugno di canzoni che filano via lisce regalando momenti di grande ispirazione, anche grazie alla mano sicura di Michele Ascolese, chitarrista di spessore internazionale già al lavoro tra gli altri con Fabrizio de Andrè e una sezione ritmica puntuale come un orologio svizzero. Quindi il tipo di spettatore è sì mutato, gli applausi e la soddisfazione sul volto dei presenti no, segno ancora una volta del grande lavoro svolto dall’associazione Ver1 Musica che ha gestito l’evento in maniera esemplare, senza ritardi e malfunzionamenti. La fiducia totale per un 2DaysProg+1 2013 ancora più ricco e variegato di quest’anno a questo punto diventa un fatto obbligatorio. (Luigi Cattaneo, Marco Causin, Chiara Paglialunga)
Lazuli, Film D'aurore (Live)
grande grande evento prog........
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