venerdì 26 aprile 2013

DIMENSION ACT, Manifestation of Progress (2012)

Un’autentica sorpresa questi poco conosciuti Dimension act, quintetto norvegese dedito ad un progressive metal di grande caratura melodica e capaci di sfornare con Manifestation of progress un debut ricco di spunti e di idee. È palese sin dal primissimo ascolto che non ci troviamo di fronte ad un lavoro di grande originalità ma il risultato finale è altamente convincente grazie ad un songwriting fresco e accattivante che farà la gioia di chi va matto per Dream Theater e Vanden Plas. Difatti i 4 brani presenti sono uno più valido dell’altro e pur essendo piuttosto lunghi i Dimension Act riescono ad essere comunicativi e mai tediosi, puntando maggiormente sul lavoro di squadra rispetto a quello individuale, favorendo così una compattezza di fondo che poche volte si percepisce in album d’esordio. L’iniziale Cosmic Chaos ti attrae e ti seduce con il suo incedere aggressivo in cui giocano un ruolo chiave i riff di chitarra di Marius Nilsen e una sezione ritmica di grande impatto su cui si posano i tappeti di tastiere di indubbio gusto creati da Kristan Berg. Anche il vocalist Tom Vidar Salangli mostra di avere un piglio piuttosto hard e predilige un approccio robusto che risulta ben amalgamato con il resto del gruppo. I Dimension Act hanno una forza d’urto che pervade tutto l’album ma lasciano trasparire una cura non indifferente per le parti melodiche che alla lunga diventano protagoniste. Chiaro che tutte le caratteristiche della band emergono in maniera preponderante nei quasi 32 minuti di Drawing the lines of mortal existence che da sola vale l’acquisto del disco. Power prog che tradisce amore verso i Royal Hunt e gli Evergrey, soluzioni di stampo sinfonico, cambi di tempo, parti strumentali che denotano una certa capacità tecnica, il progressive metal dei già citati Vanden Plas che incontra i Tangent, sfuriate hard e momenti riflessivi, digressioni che profumano di jazz, sfuriate epiche e roboanti a tinte drammatiche. Nulla di nuovo insomma ma fatto e costruito con grande sapienza. La melodia è il cuore centrale anche di Industrial evilution e Uncharted waters, altri 2 brani dove emergono le qualità compositive di cui sono in possesso i norvegesi. Nella prima i contorni heavy si fanno più spessi facendo tornare alla mente gli Angel Dust per poi essere squarciati da lampi melodici efficaci e di grande bellezza. Anche la seconda ha un’ intensità che si mantiene costante e che colpisce l’ascoltatore come alcuni dischi dei Nevermore in passato hanno saputo fare. Pur se derivativo Manifestation of progress è un lavoro piacevolissimo e autentico, credibile per la passione che fuoriesce da ogni traccia che costituisce il disco, che sa essere dinamico e intenso. Per tutti i seguaci di un certo progressive metal un album assolutamente da avere. (Luigi Cattaneo)


Drawing the lines of mortal existence (Video)


https://www.youtube.com/watch?v=xQx54IPxEjg




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