venerdì 24 gennaio 2014

MAHAVISHNU ORCHESTRA, The Inner Mounting Flame (1971)


Parlare di un personaggio come John McLaughlin non è affatto un'impresa semplice, vista la sua enorme statura di musicista eclettico e trasversale che ha influenzato intere generazioni di chitarristi (e di musicisti in generale) sia per la sua incredibile e rivoluzionaria tecnica chitarristica, sia per la sua concezione musicale incentrata sulla ricerca e sulla contaminazione profonda tra stili e culture differenti, fondamenti imprescindibili per tutto il linguaggio jazzistico moderno (non importa se lo si chiama fusion, jazz rock o jazz progressivo). E' quindi indispensabile spendere due parole su questo formidabile chitarrista. John Mclaughlin incomincia ad interessarsi alla musica da bambino, suonando il violino ed il pianoforte e studiando musica classica. All'età di undici anni passa alla chitarra, attratto soprattutto dallo swing e dal blues, ma anche dal flamenco e dalla musica indiana. Già da giovanissimo collabora con artisti fondamentali per la sua crescita musicale, uno fra tutti il grande Miles Davis. John difatti parteciperà alle sessioni di registrazioni del monumentale Bitches Brew (disco in cui Miles gli dedica un brano, John McLaughlin appunto) e da lui apprenderà il concetto di contaminazione tra stili. Non si parla più di rock, jazz o blues, ma di un nuovo linguaggio che utilizza la potenza del rock assieme all'armonia del jazz, in un contesto dove l'improvvisazione la fa da padrona. Nel corso della sua quarantennale carriera, McLaughlin collaborerà con i più disparati artisti provenienti da ogni angolo del pianeta, in ambiti anche molto diversi tra loro (Santana, Al Di Meola, Paco De Lucia, Larry Coryell, Tony Williams ed i Lifetime, L. Shankar, Trilok Gurtu), esplorando linguaggi sempre diversi. La Mahavishnu Orchestra è la sua band degli anni settanta ed il disco in questione, uscito nel 71, è il primo sotto questo nome. Una “superband” composta da illustri musicisti che, presi singolarmente, diventeranno a loro volta dei punti di riferimento imprescindibili. Nel disco suonano Billy Cobham (batteria), Rich Laird (basso), Jan Hammer (tastiere) e Jerry Goodman (violino), oltre che McLaughlin alla chitarra. The Inner Mounting Flame è un concentrato esplosivo di idee e sperimentazioni mai banali, dove la tecnica monumentale degli artisti coinvolti non è mai autocelebrativa e la musica diventerà la base di quel movimento che prenderà il nome di Jazz Rock (o fusion un decennio dopo). Il disco si apre con Meeting of the spirits, un hard jazz dove la furiosa Gibson Les Paul Custom Black Beauty di McLaughlin esegue bending selvaggi e duetta con l'ululante violino di Goodman. La sezione ritmica è praticamente perfetta. Forse il pezzo più rappresentativo del disco! Dawn, la seconda traccia, inizia con un raffinato tappeto di Rhoodes di Jan Hammer, veicolo perfetto per le improvvisazioni di McLaughlin e Goodman (notevole il solo di quest'ultimo). The Noonward Race va segnalata per le prodezze tastieristiche di Hammer ed ancora una volta per la perfetta sezione ritmica di Cobham e Laird. A lotus on irish streams è un pezzo epico e raffinato, caratterizzato dalla virtuosa ma emozionante chitarra acustica di McLaughlin, dall'evocativo violino di Goodman e dal fantastico pianoforte di Hammer, per quello che probabilmente è il brano più atipico ed emozionante del lavoro, dove emergono in maniera massiccia gli studi classici, ma anche l'amore per la musica popolare del chitarrista. Vital Transformation si apre con un micidiale “groove” di batteria, sulla quale si scaglia la chitarra distorta, veloce e nervosa di McLaughlin. Potrei proseguire oltre citando le innumerevoli caratteristiche di questo lavoro ma risulterei oltremodo stucchevole. The Inner Mounting Flame è un disco imprescindibile, non solo per coloro che amano il progressive o il jazz, ma per tutti coloro che amano la musica. Non ho mai compreso abbastanza il motivo per cui tale opera non sia mai stata citata all'interno delle varie discografie di prog, in quanto non esiste nulla di più progressivo (nel senso letterale del termine). Non si può parlare di jazz progressivo senza parlare della Mahavishnu Orchestra, anche considerando il fatto che illustri nomi del prog mondiale citano come influenza principale proprio questa straordinaria band. (Marco Causin)
 
Meeting of the spirits (Video)
 
 

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