giovedì 9 gennaio 2014

SOULENGINE, Mind Colours (2012)


Il nuovo progetto portato avanti dagli incontenibili Ettore Salati, chitarrista di Red Zen, Alex Carpani e The Watch e Fabio Mancini, tastierista anche lui in forza ai The Watch è all’insegna della fusion, del progressive e del jazz rock, passioni che da sempre accompagnano le attività musicali dei due. Con loro una sezione ritmica di elevato livello formata da Nando De Luca al basso e Giacomo Pacini alla batteria, perfetto motore capace di supportare energicamente le fughe soliste di Salati e Mancini. Il rimando più immediato può essere quello ai Brand x ma la qualità dei componenti è talmente tanta che appare anche riduttivo giocare ad inseguire nomi. Polheim (inserita anche in Dante’s Purgatorio, un album compilation della Colossus) apre il platter con i suoi oltre sette minuti in cui i SoulenginE si inoltrano in territori fusion e jazz rock difficili da cavalcare se non si ha tale padronanza dello strumento. Third in line ha un iniziale atmosfera incantata vicina ai Genesis per poi esplodere in un prog rock dove lasciare ampio spazio alla corsa sfrenata di Salati e Mancini che portano il brano vicino a quanto fatto con i Red Zen (recuperate il loro Void). Splendida Rain Flower con i giochi chitarristici di un irrefrenabile Salati e le ritmiche indiavolate che solidificano la materia. On the Other side ha uno spirito decisamente più jazz mentre con Down the street (in cui compare anche un deciso Joe Sal alla voce) e No way out la band torna a camminare decisa verso un suono energico e vitale. Più vicina al progressive settantiano è No Rewarding, complicata e piena di cambi di tempo e di atmosfera. Torna Joe Sal nella ballad Asleep, contornato da tastiera, flauto e chitarra acustica, per quello che è il brano che più si stacca dal clima generale. Ottimo anche il finale di Challenge to an end, long track atmosferica e dalle palpabili linee sinfoniche tanto care al prog seventies. Un elaborato esordio (anche se il termine è un po’ riduttivo per musicisti con questa esperienza) quasi interamente strumentale che tocca la fusion dei già citati Brand x e in parte anche dei Return to Forever ma che attinge tanto dal caro progressive inglese di Genesis, ELP e Yes. Nulla di nuovo insomma ma il risultato è comunque un disco raffinato, suonato con la dovuta perizia e assolutamente piacevole. (Luigi Cattaneo)
 
Mind Colours (Album Preview)
 
    

 

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