Una proposta che vuole
travalicare gli steccati, rompere gli argini tra generi e tentare di percorrere
una via alternativa fondendo in maniera equilibrata rock, jazz, progressive,
folk e teatro-canzone. È l’inquadratura migliore per spiegare la terza uscita
discografica dei romani Pane dopo l’esordio omonimo del 2003 e Tutta la dolcezza ai vermi del 2008. Con questo nuovo disco la band compie
il definitivo salto di qualità e si pone all’attenzione di pubblico e critica come
uno dei gruppi più interessanti di questi anni. Orsa Maggiore è un lavoro carico di buone vibrazioni, studiato nei
minimi dettagli e figlio di una ricerca atta a creare un sound ben
riconoscibile e personale. Si punta tantissimo sull’emotività in brani come L’umore o Tutto l’amore del mondo (in cui non mancano reminiscenze jazz),
complice non solo la qualità melodica indiscutibile ma anche e soprattutto la
forza penetrante della voce di Claudio Orlandi. Impossibile non soffermarsi sui
testi di matrice colta che si adattano perfettamente alle situazioni sonore
espresse e che quando non sono scritti dal gruppo vengono ripresi da fonti di
un certo peso. È il caso della title-track segnata da un pregevole lavoro del
flautista Claudio Madaudo e con un testo che è tratto da La nostra marcia di Majakovskij, Samaria, pezzo molto lungo che riprende Il lamento del viaggiatore di Gesualdo Bufalino e Cavallo che è un adattamento di Item ripreso da Ecchime di Victor Cavallo, composizione legata indissolubilmente al
teatro in maniera più che soddisfacente. Ma la musica rimane lieve, soave, mai
eccessiva o ridondante. Piuttosto magnetica e affascinante. La pazzia e Fiore di pesco ne
sono fulgido esempio. Merito
dell’amalgama raggiunta tra i vari membri tra cui bisogna ricordare non solo i
già citati Orlandi e Madaudo ma anche il fine lavoro pianistico di Maurizio
Polsinelli, Vito Andrea Arcomano alla chitarra e Ivan Macera alla batteria. Non
ci sono momenti di noia, tutto è pensato per creare unità di racconto e
d’insieme in un gioco di squadra davvero apprezzabile in cui il rock viene
“trattato” con distillati di folk e di progressive in cui si percepisce la cura
per il particolare. Talvolta echi psichedelici e rimandi al Banco del Mutuo
Soccorso portano i Pane a flirtare con la stagione dorata del prog italiano,
evitando però di essere inutilmente derivativi, complice una personalità ben
definita e la voglia di andare oltre certi schemi. Le qualità ci sono, la via
intrapresa è quella da seguire. Consapevoli che la ricerca può portare in nuove
e ancor più affascinanti direzioni. Con l’Orsa Maggiore ad illuminare.
L'umore (Video)
Questa mi è piaciuta tanto ...ho cambiato più volte l'umore .....grande !!!!
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