Avevamo lasciato gli Ut
Gret all’ottimo Radical Simmetry del
2011 e risentirli dopo tre anni in questa forma e con così tante idee non può
che lasciare soddisfatti. Gli americani, il cui nucleo originario risale
addirittura agli anni ’80, non deludono affatto le aspettative e firmano un
nuovo e intrigante album. Ancestors’ Tale
(quarta fatica del gruppo) è
figlio della passione del leader Joee Conroy (basso e chitarra) per il jazz
rock canterburiano, che qui viene fuso con la voglia di sperimentare di band
come Rational Diet e i seminali Gong. L’utilizzo di tanti strumenti a fiato
come clarinetto, flauto e sax aumenta lo spettro sonoro lungo cui si muove la
band, un labirintico mondo fatto di suoni e percezioni differenti ma sempre
amalgamati con ingegno. Non mancano estrosi passaggi in odore di King Crimson,
Universe Zero ed Henry Cow, ma non è affatto un dramma sentire certi piccoli
omaggi, soprattutto quando suonati con tale classe e sospinti da una buonissima
capacità di scrittura, che non viene mai meno neanche nei momenti più
complessi. Gli Ut Gret difatti, pur non rientrando in un ambito digeribile con
un ascolto superficiale, non perdono mai di vista l’aspetto comunicativo e la
creazione di uno stile proprio e riconoscibile. Sempre brillanti, attenti a
inquadrare le giuste melodie, raffinati nelle parti solistiche (in particolar
modo gli egregi interventi fiatistici di Steve Good), gli statunitensi firmano
uno dei dischi di settore più interessanti del 2014. Sono esempio lampante di
quanto sinora espresso brani simbolo come Selves
Unmade, la strumentale e settantiana Zodiac
o il jazz rock sinfonico della title track. Ma è tutto il lavoro a muoversi
sulle giuste coordinate, imbastendo fraseggi ora più folkeggianti, ora più
jazzati, ora più consoni a canoni progressive, sempre mantenendo una forte
connotazione fiatistica. Gigantesca la fitta trama di An Elephant in Berlin (con un grande Steve Roberts al piano), brano
figlio di un certo avant jazz cameristico, mentre The Grotesque Pageantry of Fading Empires è segnata da un mood tra
King Crimson e French Tv. Ancestors’ Tale
è un album sopraffino ed estremamente gradevole, segno tangibile di come si
possano unire ricerca, virtuosismo e senso della melodia in un unico grande
disco. (Luigi Cattaneo)
Elephant in Berlin (Live)
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