Il come back degli Stereokimono non può che far
piacere agli appassionati di progressive vista la prolungata assenza dei
bolognesi, che tornano con un nuovo ispirato lavoro a distanza di 9 anni dal
precedente Prismosfera. In questo Intergalactic Art Cafè, un bar situato
da qualche parte dell’universo dove musicisti si incontrano per delle sessions,
Alex Vittorio (basso e tastiere), Cristina Atzori (batteria) e Antonio Severi
(chitarra e tastiere) si fanno accompagnare lungo il percorso da una serie di
ospiti che aggiungono ulteriore spessore ad un trio già rodato di suo. Paolo
Raineri si tuffa a capofitto con la sua tromba nel sound mutevole, instabile di
Fuga da Algon, lungo brano dalla
struttura articolata ma vitale e scorrevole, con un richiamo ai Gong e un altro
agli Ozric Tentacles. In Space Surfer la
tromba viene sostituita dal sax di Tony Stern, in un quadro di pura psichedelia
settantiana dai densi risvolti space mai impenetrabili ma indovinati ed
estrosi, capaci di non appesantire il suono già corposo della band. Indian Breakfast porta con sé fascini e
incanti di mondi lontani, anche per la presenza di Alio Die che con i suoi
drones si unisce alla sviluppo corale degli Stereokimono, portando
l’ascoltatore in uno spazio ignoto ed eccentrico. Prerogative che si ritrovano
e si confermano in Rebus (Il gioco, La
metafora, La soluzione), dove Raffaello Regoli fa il verso a Demetrio
Stratos, riuscendo nel compito di non apparire come un mero clone nel corso dei
circa 10 minuti che compongono questa piccola suite a cavallo tra space e jazz
rock. Lumacacactus è pregna di una psichedelica vivace e
contagiosa che torna ad essere strumentale e si lascia andare a momenti
decisamente più robusti mentre vicina ai Gong ma anche ai Pink Floyd è The Gnome on the Moon in cui appare alla
voce Nicoletta Zuccheri che dà il suo valido contributo. Energica e trascinante
è Zona d’ombra, con una prestazione di Vittorio al basso davvero veemente. Oscura
e misteriosa è invece la conclusiva Oltre
Algon, che suggella un album
bello e di non facile lettura. Un disco che deve far riaccendere i riflettori
su un gruppo che per troppo tempo è stato lontano dal mercato discografico ma
che ha tantissime idee a propria disposizione, che ha un progetto che manifesta
competenza e che sa essere fresco e frizzante pur guardando indietro nel tempo.
Disco della definitiva consacrazione. (Luigi Cattaneo)
Lumacacactus (Official Video)
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