Il ritorno dei
Dropshard non tradisce le attese e glorifica ancor di più questo 2014
all’insegna delle tante e valide uscite progressive che si sono verificate. I
giovani gruppi italiani non stanno a guardare e attingendo dall’ampio serbatoio
che questo genere crossover per eccellenza ha in sé, sfornano dischi spesso di
valore e ben suonati che avrebbero bisogno solo di una distribuzione ad ampio
respiro (una probabile utopia…). Non fanno eccezione i brianzoli, che dopo il
bel debut del 2011 tornano a muoversi su quella linea di demarcazione dove si
incontrano l’art rock settantiano, il new prog, la psichedelia e il progressive
metal (anche se in maniera minore). Questo succulento come back autoprodotto è
la riprova di quanto appena detto. I Dropshard sono cresciuti ulteriormente,
hanno imbracciato un suono ancor più al passo coi tempi senza rinnegare le
profonde radici anni ‘70 e, cosa da non sottovalutare, hanno ancora margini di
miglioramento. Nella musica del quintetto è possibile ritrovare Yes e Genesis,
i Marillion post Fish, gli Spock’s Beard e i Porcupine Tree, in un percorso
emozionale e d’impatto, dove la componente melodica e suggestiva delle
composizioni non viene mai meno e sembra prevalere sull’aspetto meramente
tecnico. Valerio De Vittorio (tastiere), Alex Stucchi (basso), Enrico Scanu
(voce, chitarra e flauto), Tommaso Mangione (batteria) e Sebastiano Benatti
(chitarra), firmano un opera seconda maggiormente a fuoco, ricca di coloriture
e figlia di un lungimirante lavoro d’insieme. La triade iniziale formata da Insight, Eyes e Cell 342 è la
sintesi del Dropshard pensiero: solidità ritmica, intarsi psichedelici,
vibranti spunti chitarristici, le tastiere sullo sfondo che addobbano con passaggi
caldi e suadenti. Memento è la
straordinaria suite che chiude l’album, un piccolo gioiello piena di momenti
suggestivi, sinfonici e ben calibrati. In mezzo brani comunque di buon livello
come Perpetual Dream e soprattutto The Endless Road, altra long track in
cui emerge la vena compositiva della band e qualche piccolo omaggio a Pain of
Salvation e Riverside. Silk è la
conferma del talento del gruppo che già era emerso con nitidezza in Anywhere but Home (recuperatelo!) e che
consegna sul finire dell’anno uno dei progetti più interessanti del 2014. (Luigi Cattaneo)
Memento (Video)
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