Terzo disco per i
Moraine (Alicia DeJoie al violino, James DeJoie al sax baritono e al flauto,
Kevin Millard al basso stick, Dennis Rea alla chitarra e al mellotron e Tom
Zgonc alla batteria), band dedita ad un maestoso jazz rock strumentale di cui
in Italia purtroppo si sa ancora troppo poco. Peccato perché il gruppo
meriterebbe senz’altro adeguata attenzione e interesse da parte di ascoltatori
e critica musicale. La proposta dei Moraine, pur non essendo del tutto
immediata, è indubbiamente fascinosa e una maggiore risonanza sarebbe il giusto
premio per questa carriera breve ma già intensa. In pochi anni l’ensemble ha
creato uno stile che sa essere vintage ma non nostalgico, curioso eppure
radicato nel passato, con questo Groundswell
punta di diamante di un percorso fitto di eventi. La MoonJune come luogo
ideale per l’incontro tra spunti jazz rock, avant prog e Canterbury sound, con
i fiati di James DeJoie in evidenza e la chitarra di Rea incisiva come sempre e
mai troppo invadente. Una release dove la creatività del quintetto dà vita a
situazioni sorprendenti e piene di groove, che certificano la grandezza di Rea
e compagni, bravi nel costruire quadretti ispirati e fantasiosi. Dieci brani
che mostrano le varie componenti del suono targato Moraine, con traiettorie di
matrice psichedelica, incastri ritmici di natura tipicamente prog e i consueti
momenti jazz rock e simil fusion che ripropongono con dinamismo e soprattutto
idee brillanti. Bravi nell’amalgamare rigore ed esplorazione, improvvisazione e
struttura, risultano eccentrici come i migliori Soft Machine e quadrati come i
King Crimson del guru Robert Fripp, non possono non piacere a chi si sente
orfano di tali band, sempre in un ottica attuale e non per forza demodè che li
fa apparire moderni e per nulla fuori dal tempo. Disco di grande forza e
comunicatività. (Luigi Cattaneo)
The Okanogan Lobe (Video)
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