Nati nel
lontano 1995 e da sempre contraddistinti da uno sguardo verso il passato
glorioso del progressive nostrano, torna Il Segno del Comando, monicker ripreso
da un romanzo di Giuseppe D’Agata e successivamente sceneggiato Rai di successo.
Goblin, Balletto di Bronzo e Jacula vengono citati anche in questo nuovo Il Volto Verde (ancora una volta
pubblicato dalla lungimirante Black Widow), enfatico esempio di plumbeo dark
prog settantiano di grande spessore e suggestione nato dalla voglia di
omaggiare lo scritto di Gustav Meyrink. La band si presenta con una nuova line
up capeggiata da Diego Banchero (basso, tastiere e theremin) dopo l’abbandono
definitivo di Mercy con cui aveva formato la band negli anni ’90 e si presenta
con Maethelyiah alla voce, Fernando Cherchi alla batteria, Roberto Lucanato
alla chitarra e Davide Bruzzi alla chitarra e alle tastiere. Dopo
l’intro strumentale eseguito da Freddy Delirio dei Death SS alle tastiere, si
parte subito forte con La Bottega delle
Meraviglie, dark song perfetta per presentare la voce ipnotica di
Maethelyiah, incantesimo che prosegue con Chidher
il verde in cui c’è anche un bel lavoro di Giorgio Cesare Neri alla
chitarra. Splendida Trenodia delle dolci
parole, dove oltre a Neri
troviamo l’organo di Maurizio Pustianaz ad accompagnare la sempre bravissima
Sophya Baccini al canto, mentre Il
Rituale fa da apripista per La
congrega dello Zee Dyk, un buon pezzo cantato da David Krieg che forse
avrebbe giovato di una minor prolissità. In Il
Manoscritto ritroviamo Maethelyiah e il disco torna a decollare, merito
anche della doppia chitarra solista formata dalla coppia Roberto
Lucanato-Davide Bruzzi, ma un duo da urlo è presente anche nella strumentale L’evocazione di Eva, con Claudio
Simonetti (organo, moog e mellotron) e Martin Grice (flauto e sax) dei Delirium
a rubarsi la scena e gli applausi … Preme meno sull’acceleratore ma convince
ugualmente Retrospettiva di un amore,
così come risulta estremamente affascinante l’esoterismo di Usibepu. L’apocalisse è un altro ottimo strumentale di matrice gotica, con
Gianni Leone sempre pronto a destreggiarsi tra le sue tastiere e l’organo e di
buona caratura è anche il finale di Epilogo,
degna conclusione per un come back tra i più interessanti degli ultimi anni
(Luigi Cattaneo)
Chider il verde (Video)
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