Esordio assoluto per i
giovanissimi Kalisantrope, trio milanese (Noemi Bolis al basso, Alex Carsetti
alla batteria, Davide Freguglia alle tastiere) che ha da poco pubblicato questo
Anatomy of the world, un ep formato
da cinque pezzi strumentali. Senza gridare al miracolo, è possibile affermare
che ci troviamo dinnanzi ad una band da seguire e con margini di miglioramento
evidenti, legati non solo al songwriting ma anche ad una produzione che non
riesce a far risaltare le buone dinamiche che caratterizzano l’ensemble.
Immagini per un orecchio, parafrasando un noto disco degli Arti e Mestieri, è
ciò che cercano di suggerire i Kalisantrope nei 25 minuti circa di questo ep.
Sensazioni filmiche e narrative che si celano dietro la costruzione dei vari
momenti, già a partire dall’iniziale Varroa
Destructor, primo episodio dai tratti psichedelici e suggestivi che prende
il nome dall’acaro parassita delle api. Hypophysis
(una delle nostre piccole ghiandole vitali) ha un buon arrangiamento
sinfonico, merito delle tastiere di Freguglia, molto vintage e dal deciso tocco
settantiano, mentre una nuova ventata psichedelica attraversa Holodomor, narrazione in musica del genocidio
degli ucraini perpetuato dal regime sovietico tra il 1929 e il 1933. In Concept Fading la band riflette
sull’importanza delle parole attraverso il feeling trasmesso da una strutturata
sezione ritmica e dagli stacchi di Freguglia, sino al finale di She, composizione divisa in tre parti e
ispirata da un poema di John Donne, poeta metafisico del 600 inglese, che risulta
essere forse il frangente più alto dell’intero ep. Anatomy of the world mostra il chiaro entusiasmo e rispetto dei tre
giovani verso il progressive e sono convinto che l’essere così derivativi verso
gruppi seminali come Le Orme, Emerson Lake & Palmer e Goblin sia spontaneo
e assolutamente genuino. Il lavoro, pur non essendo un concept, ha dei temi
ricorrenti e portanti che hanno suggestionato il gruppo, ossia la morte e la
caduta degli ideali. Chiaro che in futuro ci si aspetta da loro di osare un po’
di più e di metabolizzare certi modelli di partenza per elaborare comunque un
vintage prog che possa essere maggiormente personale o quantomeno
riconoscibile. (Luigi Cattaneo)
She (Video)
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