Arriva da Vicenza
questa giovane band (Davide Parolin al clarinetto e al flauto, Gianluca
Spagnolo alla batteria, Alex Donanzan alla chitarra e alla voce, Franco Morosin
alle tastiere e Fabio Bordignon al basso) che ha da poco pubblicato un ep
d’esordio piuttosto interessante e con al suo interno alcuni spunti già
decisamente validi. Rock progressivo debitore tanto della scuola italiana che
di quella di Canterbury ma fresco e caratteristico, merito anche di Parolin,
che con i suoi fiati dona vivacità e profondità ai tre pezzi presenti nel
lavoro (la lunga e affascinante San Seth,
la strumentale e vibrante Mantra e la
vivace Utopia). È un disco di chiara
impronta strumentale (ma le parti vocali sono buone!), che può piacere agli
amanti di Caravan e Celeste, ma anche dei più attuali Demodè, mostrando la
voglia di non omaggiare solo il passato lontano di questa musica. Inventiva e
impatto che colpiscono dal primo ascolto, in un ep ben messo a fuoco e che
mostra quali possano essere i possibili sviluppi del loro sound. Il rock
scolpito con influenze classiche e jazz, memore dei ’70 ma non fermo al palo,
quanto piuttosto volenteroso di proporsi con personalità in un periodo piuttosto
fertile per il genere. Il prog dei Malus Antler sa coinvolgere con un uso
dinamico dei fiati, strutture complesse ma ricche di delicate melodie e
un’attenzione per il particolare non sempre constatabile in gruppi alla prima
esperienza discografica. Band da seguire con doverosa curiosità! (Luigi Cattaneo)
Mantra (Video)
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