mercoledì 11 maggio 2016

AVVOCATI DEL DIAVOLO, A dear diary (2014)


Secondo lavoro dal profilo e dal sound internazionale per gli Avvocati Del Diavolo (Larry alla voce e alla chitarra, Riky alla batteria e Andrew al basso e alle tastiere), un trio ligure che fa della dinamicità e del groove un marchio di fabbrica imprescindibile. Una ricerca in tal senso che contraddistingue A dear diary (un concept che racconta una storia tutta da leggere … ), un’opera del 2014 (il precedente NeoEvo era del 2009) che metteva in risalto un suono decisamente adatto per i live ma che risulta abbastanza interessante anche su disco, soprattutto per le discrete idee che la band ha riversato lungo i 12 pezzi di questo come back. Le capacità di songwriting non mancano (anche se forse sono ancora da affinare) e si palesano in alcuni brani davvero coinvolgenti come l’opener The good, the bad, the undead (che mi ha ricordato qualcosa degli Extrema di Tension at the seams) o la travolgente carica di LumberJackass, ma anche in quei momenti più stoner come After doomsday  o l’oscura A dead doesn’t die. Giusto per citare qualche similitudine con altri act, si potrebbero nominare i Queens of the stone age e i Karma to burn ma anche i Black Sabbath e i Kyuss, con un certo ed evidente amore per riff distorti e ritmiche solide. Substrato hard che si appoggia su soluzioni melodiche non lineari o di semplice accesso, con la band che ama spingere il piede sull’acceleratore per districarsi in un contesto aggressivo e potente ma per nulla nichilista, con le piccole influenze che zampillano amalgamandosi tra loro lungo il fitto tragitto, condensando furia e chorus aperti al limite del grunge. Sospinti spesso da un’anima dark, evidenziano l’attenzione per il sound a stelle e strisce e un buon esempio sono tracce come Nails, bagnata di crossover e alternative rock, lo stoner malinconico di Lullaby e l’immediata forza di Frank-Einstein. Piacevoli anche gli sviluppi di Straightjacket e l’articolata A definite excuse, mentre più veemente è l’approccio di Fireflies e Ver sacrum, irruente ma sempre ben definita e incastonata in zampilli melodici. A dear diary è un album gradevole, che conferma come la band abbia un ottimo potenziale che deve probabilmente ancora essere espresso del tutto e che può evitare in futuro cali di pathos che si avvertono durante l’ascolto del disco.
Per acquistare l’album è possibile visitare la pagina  https://itunes.apple.com/it/album/a-dear-diary/id866620705  (Luigi Cattaneo) 

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