lunedì 16 maggio 2016

EVELINE'S DUST, The painkeeper (2016)


Nati a Pisa nel 2012, gli Eveline’s dust (Nicola Pedreschi alle tastiere e alla voce, Lorenzo Gherarducci alle chitarre, Angelo Carmignani alla batteria e Marco Carloni al basso) sono un quartetto che unisce le visioni dei King Crimson e dei Pink Floyd con quelle contemporanee di Steven Wilson e dei suoi mille progetti. Dopo l’esordio Time changes del 2013 eccoli di nuovo in pista con Painkeeper, un concept ispirato dalla poesia Il custode di dolori di Federico Vittori che mette in luce la capacità della band di condurre in un mondo sospeso, immaginario e ricco di suggestioni. Lo fanno tramite arrangiamenti eleganti, ottime dinamiche strumentali, aperture melodiche di grande gusto e sprazzi hard mai invadenti e sempre congeniali alla narrazione. Gli Eveline’s dust sono riusciti a sviluppare un racconto credibile, drammatico nel susseguirsi di brani, che pur se complessi risultano freschi e anche immediati, complice un impeto comunicativo che non è comune a tutte le prog band. L’album presenta significativi chiaroscuri, una dicotomia tra la speranza e l’illusione della storia espressa attraverso passaggi malinconici ed evocativi. Il carattere dark di fondo viene spezzato da filtri di luce che tendono a far risaltare ancora di più gli attimi maggiormente palpitanti del concept, come se ci si trovasse insieme ai protagonisti a vivere di sogni e illusioni. I pisani riescono a tenere alto il pathos emotivo sino al mesto finale di We won’t regret, epitaffio di un album che prende spunto dai ’70 ma evita di scimmiottarli preferendo un approccio orientato al prog moderno e figlio degli anni 2000. (Luigi Cattaneo)

A tender spark of unknown (Video)

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