È sempre piacevole
scoprire musicisti che lontano dalle luci della ribalta animano con classe e
gusto il fitto sottobosco underground italico, ancora troppo ingiustamente
snobbato per inseguire realtà estere magari meno interessanti. Preambolo che
spiega, ma solo in parte, le qualità del polistrumentista Dany Russo, autore di
Pesaro, che firma a suo nome questo Reprise,
una sorta di rock opera piena di intuizioni e spunti gradevoli. Psichedelia,
brit rock, accenni progressive, un piccolo caleidoscopio di suoni in piena
libertà creativa e sempre contraddistinti da una certa vena malinconica, una
sottile luce dark che sottolinea i momenti più drammatici della narrazione. Ci
sono i Pink Floyd ma anche i Verve, c’è il fantasma di Barrett che si scontra
con gli Oasis meno patinati, c’è un universo che attraversa i ’60 dei Beatles
per arrivare all’età adulta del rock settantiano. Russo ha registrato
praticamente tutto da solo, ad eccezione del sax di Roberto Spagnolo in The Cure e della voce di Valentina
Piccione in Trinity e Leaving for planet, creando un lavoro
ricco, profondo e anche dal grande potenziale. È facile percepire come Russo
non sia alle prime armi ma che abbia la giusta esperienza per creare un disco
così strutturato e soprattutto dal background così vario, un aspetto che se non
viene ben bilanciato rischia di creare solo confusione. Un debut sentito, caldo
e coinvolgente che si colloca tra un passato lontano e un presente che
meriterebbe di essere foriero di soddisfazioni. Per maggiori informazioni potete visitare il sito www.danyrusso.com (Luigi Cattaneo)
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