Arrivano da Sora i
giovanissimi Möbius Strip, un sorprendente quartetto dedito ad un jazz rock
notevolmente maturo, soprattutto in relazione all’età dei musicisti. In soli
tre anni di vita la band ha dato vita ad un progetto radicato nel jazz, con
influenze importanti come John Coltrane o Gerry Mulligan ma che ha lo spirito
tipico di gruppi settantiani che rispondono al nome di Arti & Mestieri,
Kaleidon e Baracca & Burattini. Lorenzo Cellupica (piano, organo e
tastiere), Nico Fabrizi (sax e flauto), Eros Capoccitti (basso) e Davide Rufo
(batteria) sono riusciti egregiamente ad unire le influenze di entrambi i
generi grazie ad un sound sempre frizzante e scattante in cui appare palese
l’ottima tecnica di base in loro possesso. I sei pezzi sono tutti molto
dinamici e sapientemente costruiti, vigorosamente rock pur all’interno di
strutture marcatamente jazz, caratteristiche presenti sin dall’iniziale e
buonissima Bloo, in cui emerge
l’estro di Fabrizi, il brio di Cellupica e l’esuberanza ritmica della coppia
Capoccitti-Ruffo, un brano tanto canterburyano quanto legato all’italica e
fiorente tradizione jazz rock (Perigeo, Bella Band). Cellupica è grande
protagonista anche nella seguente e fantasiosa Deja Vu, dove comunque risulta fondamentale anche il lavoro di
Fabrizi, con gli intarsi ritmici che permettono ai due solisti escursioni
vibranti e ricche di verve. First
impressions ha la voglia di unire l’hard bop dei cinquanta con sfumature
che rimandano a Nucleus ed Egg, mentre Call
it a day è una breve ballata in cui troviamo solo Cellupica e Capoccitti.
Si torna a spingere nell’ottima Andalusia,
in direzione Spagna, con influenze iberiche vibranti e intense che colorano una
composizione vivace e vitale. Il finale di Möbius
Strip non fa altro che confermare il talento dei sorani, eredi di quella
tradizione di jazz rock progressivo che ancora così tanti estimatori ha sia in
Italia che all’estero. (Luigi Cattaneo)
Bloo (Video)
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