lunedì 10 luglio 2017

STEFANO GIANNOTTI & SALVO LAZZARA, La vostra ansia di orizzonte (2017)


Accoppiata molto particolare e stimolante questa formata da Stefano Giannotti (polistrumentista leader dell’ensemble Oteme) e Salvo Lazzara (conosciuto per i suoi trascorsi nei Germinale, importante band dei ‘90 e ora autore del progetto Pensiero Nomade). Giannotti qui si divide tra voce, violino, ukulele, banjo, armonica, piano ed elettronica, mentre Lazzara si cimenta alla chitarra, alla chiviola, al basso e al didjeridoo, accompagnati nel percorso da Luca Pietropaoli alla tromba, Marco Fagioli al trombone e Lucia Pera alla voce. Chi conosce i due musicisti sa che la proposta non può che essere ostica e anticonvenzionale, un tracciato in cui troviamo musica da camera, il Battiato sperimentale del primo periodo, atmosferici passaggi alla Eno, vagiti avanguardistici e tocchi di classica contemporanea. I due hanno la giusta esperienza per cimentarsi con una musica così piena di umori, in cui la ricerca diviene elemento focalizzante e finisce per radicalizzare i concetti di La vostra ansia di orizzonte. L’alba di una rosa è un introduzione per chitarra acustica e va ad anticipare Onde di terra, un recitativo di Giannotti accompagnato da un percussivismo di fondo a cui si associano pericolosamente violino e armonica, il tutto amalgamato dalla presenza della Sinfonia Music School di Lucca (dove insegna lo stesso Giannotti). La strumentale Rosalba rievoca il mood settantiano, quando certi sperimentalismi echeggiavano nei dischi tipici del periodo e in questo caso Giannotti al piano si muove con una base ritmica minimal che finisce per profumare di provocatrice avanguardia. L’unico brano realmente cantato, anche se in modo molto personale, è Celeste laguna (dalla Pera), a cui viene abbinata una pungente dose di elettronica. Buonissima la title track in spoken words, così come è di sicuro interesse L’aria d’oro, variopinta traccia segnata dall’ottimo lavoro di Lazzara. Le due parti di Dune d’acqua vanno a formare una composizione gestita oculatamente con ukulele e chiviola (chitarra freetless ibridata con violoncello e viola), prima della conclusiva suite Ma tu dov’eri?, venti minuti forse eccessivi in cui trovano spazio R.I.O., cellule ritmiche ethno, nonsense, rumorismi e fiati jazz (che vanno a segnare i momenti migliori). L’album è sicuramente interessante ma mi sento di consigliarlo solo a chi già mastica certe sonorità, perché il rischio di non capirlo o di rimanere freddi dinnanzi a certe trovate sonore è sicuramente dietro l’angolo … (Luigi Cattaneo)
 
Dune d'acqua (Video)
 

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