Accoppiata molto
particolare e stimolante questa formata da Stefano Giannotti (polistrumentista
leader dell’ensemble Oteme) e Salvo Lazzara (conosciuto per i suoi trascorsi nei
Germinale, importante band dei ‘90 e ora autore del progetto Pensiero Nomade).
Giannotti qui si divide tra voce, violino, ukulele, banjo, armonica, piano ed
elettronica, mentre Lazzara si cimenta alla chitarra, alla chiviola, al basso e
al didjeridoo, accompagnati nel percorso da Luca Pietropaoli alla tromba, Marco
Fagioli al trombone e Lucia Pera alla voce. Chi conosce i due musicisti sa che
la proposta non può che essere ostica e anticonvenzionale, un tracciato in cui
troviamo musica da camera, il Battiato sperimentale del primo periodo,
atmosferici passaggi alla Eno, vagiti avanguardistici e tocchi di classica
contemporanea. I due hanno la giusta esperienza per cimentarsi con una musica
così piena di umori, in cui la ricerca diviene elemento focalizzante e finisce
per radicalizzare i concetti di La vostra
ansia di orizzonte. L’alba di una
rosa è un introduzione per chitarra acustica e va ad anticipare Onde di terra, un recitativo di
Giannotti accompagnato da un percussivismo di fondo a cui si associano
pericolosamente violino e armonica, il tutto amalgamato dalla presenza della
Sinfonia Music School di Lucca (dove insegna lo stesso Giannotti). La strumentale
Rosalba rievoca il mood settantiano,
quando certi sperimentalismi echeggiavano nei dischi tipici del periodo e in
questo caso Giannotti al piano si muove con una base ritmica minimal che
finisce per profumare di provocatrice avanguardia. L’unico brano realmente
cantato, anche se in modo molto personale, è Celeste laguna (dalla Pera), a cui viene abbinata una pungente dose
di elettronica. Buonissima la title track in spoken words, così come è di
sicuro interesse L’aria d’oro,
variopinta traccia segnata dall’ottimo lavoro di Lazzara. Le due parti di Dune d’acqua vanno a formare una
composizione gestita oculatamente con ukulele e chiviola (chitarra freetless
ibridata con violoncello e viola), prima della conclusiva suite Ma tu dov’eri?, venti minuti forse
eccessivi in cui trovano spazio R.I.O., cellule ritmiche ethno, nonsense,
rumorismi e fiati jazz (che vanno a segnare i momenti migliori). L’album è
sicuramente interessante ma mi sento di consigliarlo solo a chi già mastica certe
sonorità, perché il rischio di non capirlo o di rimanere freddi dinnanzi a
certe trovate sonore è sicuramente dietro l’angolo … (Luigi Cattaneo)
Dune d'acqua (Video)
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