lunedì 1 gennaio 2018

METEOR CHASMA, A monkey into space (2017)

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I Meteor Chasma nascono nel 2014 a Potenza, con le idee ben chiare visto che dopo soli tre anni giungono alla creazione di questo A monkey into space, lavoro che chi ama lo stoner di natura psichedelica non potrà che fare suo. Tony Shoesless (chitarra e voce), Sabè (batteria) e Carlo Armiento (basso) pubblicano un album derivativo quanto si vuole ma assolutamente inattaccabile, profondamente legato ad un genere che guarda indietro, ai Black Sabbath, ai Monster Magnet ma anche ai trip acidi degli Hakwind e alle virate psichedeliche dei Pink Floyd dei primordi. Spaceship 2346 è il biglietto da visita iniziale, pochi secondi per comprendere dove ci porterà questo viaggio, con il fantasma dei primi Soundgarden che incontra quello dei Sabbath sepolcrali dei ’70. Lo stoner fraseggia con l’hard e lo sludge, flirta con lo psych e si ritrova a Palm Desert, dai compianti Kyuss e spadroneggia anche quando il tragitto è breve (i tre minuti di Space time). Le distorsioni di Shoesless saturano l’aria e le ritmiche potentissime riempiono il suono, come nello splendido assalto strumentale di Neil Gagarin, visione espansa e ponderata di un suono psichedelico senza confini. Bellissima la successiva Ride a meteor, floydiana e cosmica, mentre torna su frangenti heavy stoner Lost martian, che alterna parti aggressive a lenti decelerate. Il background psichedelico è però forte e si riaffaccia con prepotenza in Atomic mushrooms e anche in Jupiter, prima del finale di Astroviking, una bella e ruvida cavalcata di quasi sette minuti e della brevissima Life on exoplanet, che sigilla un platter di grande spessore. (Luigi Cattaneo)
 
Spaceship 2346 (Video)
 

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