I Meteor Chasma nascono
nel 2014 a Potenza, con le idee ben chiare visto che dopo soli tre anni
giungono alla creazione di questo A
monkey into space, lavoro che chi ama lo stoner di natura psichedelica non
potrà che fare suo. Tony Shoesless (chitarra e voce), Sabè (batteria) e Carlo
Armiento (basso) pubblicano un album derivativo quanto si vuole ma
assolutamente inattaccabile, profondamente legato ad un genere che guarda
indietro, ai Black Sabbath, ai Monster Magnet ma anche ai trip acidi degli
Hakwind e alle virate psichedeliche dei Pink Floyd dei primordi. Spaceship 2346 è il biglietto da visita
iniziale, pochi secondi per comprendere dove ci porterà questo viaggio, con il
fantasma dei primi Soundgarden che incontra quello dei Sabbath
sepolcrali dei ’70. Lo stoner fraseggia con l’hard e lo sludge, flirta con lo
psych e si ritrova a Palm Desert, dai compianti Kyuss e spadroneggia anche
quando il tragitto è breve (i tre minuti di Space
time). Le distorsioni di Shoesless saturano l’aria e le ritmiche
potentissime riempiono il suono, come nello splendido assalto strumentale di Neil Gagarin, visione espansa e
ponderata di un suono psichedelico senza confini. Bellissima la successiva Ride a meteor,
floydiana e cosmica, mentre torna su frangenti heavy stoner Lost
martian, che alterna parti aggressive a lenti decelerate. Il background
psichedelico è però forte e si riaffaccia con prepotenza in Atomic mushrooms e anche in Jupiter, prima del finale di Astroviking, una bella e ruvida
cavalcata di quasi sette minuti e della brevissima Life on exoplanet, che sigilla un platter di grande spessore. (Luigi Cattaneo)
Spaceship 2346 (Video)
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