I The Singer is Dead
nascono nel 2012 con l’intento di proporre post rock strumentale e già nel 2014
esordiscono con un interessante ep dalle sfumature math e vincono il contest
Bandzilla di Saronno. Dopo esperienze live con act di un certo peso come Ufomammut,
Tides from Nebula e Zeuss, arriva il primo full lenght, \\, prodotto da Mattia Stancioiu e che segna un passo in avanti nel
percorso di crescita dei milanesi. I canoni post sono assolutamente rispettati,
soprattutto nella capacità di creare l’adeguato mood e questo perché i ragazzi
conoscono perfettamente la materia e si prodigano con successo per dare vita ad
un lavoro caldo e coinvolgente. I crescendo di chitarra, sapientemente
emozionali e melodici, vengono sostenuti da una compatta sezione ritmica ma è
l’interplay generale dell’ensemble che rimanda a decani della scena come Mogwai
e Slint, a cui aggiungono però una personale visione, fatta di irruenza e
spirito battagliero. Suoni veementi si alternano a più placide sezioni, parti
cinematografiche narrano senza parole virando improvvisamente con incursioni
emocore verso frangenti più spinti, mostrando come l’Italia sia attiva anche in
questo ambito e si muova nel sottobosco in maniera credibile (vedi Arirang o
42DE, giusto per citare qualche piccola ma interessante realtà). Tutto ciò è
ravvisabile a partire dall’iniziale STQT,
che abbina sapientemente forza e pathos, così come una certa epicità, elementi
che si ravvisano un po’ in ogni brano e che richiamano anche God is an
Astronaut, Junkfood e Goodspeed You! Black Emperor. Il fluire del disco
coinvolge nelle sue dilatate atmosfere, foriere di un percorso che fa
dell’intensità un vero trademark, capace di colpire nel segno e di appassionare
sin da subito l’ascoltatore. Disco di spessore che non posso che consigliare,
soprattutto a chi vive di post strumentale. (Luigi Cattaneo)
QLNV (Video)
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