Secondo lavoro per i
Worselder (dopo Where we come from del
2011 e l’ep MMXIV del 2014), che con Paradigms lost uniscono il thrash metal
con lo stoner e l’hardcore, in un connubio in cui ritroviamo Machine Head,
Trivium e Bleeding Through e che qui predilige un approccio sì potente ma anche
tecnico e melodico, mostrando una maturità solo accennata nelle prove
precedenti. I francesi sfornano un disco dove la ricerca del dettaglio e la
cura del suono fanno la differenza e sottolineano la fierezza di brani
stimolanti e fantasiosi, strutturati con frangenti che lambiscono il
progressive tout court. Tutto il platter è una brillante cavalcata heavy, quasi
un’ora di crossover mefistofelico e frizzante, mai banale e con aperture
melodiche di ampio respiro che completano un quadro in cui si intrecciano le
note dei due chitarristi Yoric Oliveras e Jeremie Delattre e della sezione
ritmica formata dal basso di Yannick Fernandez e dalla batteria di Michel
Marcq, quartetto che sostiene la verve del bravo vocalist Guillaume Granier,
che alterna parti pulite ad altre più dure e in growl. I brani vanno a pescare
a piene mani negli anni ’90 di Pantera e Grip Inc. ma non dimenticano la
lezione dei Testament e dei Coroner, smussando le influenze con fraseggi stoner
quanto mai azzeccati che rendono il disco più equilibrato e fluido, seppure la
complessità di Seeds of rebellion, My consuming grief o Land of plenty è innegabile. Paradigm lost è un disco ricco di idee,
un contraltare continuo di cambi di tempo, atmosfere, bordate thrash e passaggi
epici, palpitante e vibrante. La capacità di articolare al proprio interno
strutture differenti e richiamare più generi diviene elemento trainante di un
percorso di unioni che forgia un sound compatto e di assoluto valore. (Luigi
Cattaneo)
Paradigms lost (Video)
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