sabato 23 giugno 2018

NEMESIS INFERI, A Bad Mess (2018)


Nati come band di black metal sinfonico (era il lontano 1997), l’evoluzione dei Nemesis Inferi (G.M. Gain alla voce e alla chitarra, Fazz alla chitarra, Daniel al basso e Andreas alla batteria) trova consacrazione definitiva con il nuovo A bad mess, disco votato ad un hard & heavy potente e diretto, fatto di riff robusti, brani immediati e una continuità espressiva che ha permesso ai bergamaschi di smarcarsi con personalità dal percorso iniziale. L’album (prodotto da Jaime Gomez Arellano, già al lavoro con gente come Paradise Lost, Ghost, Cathedral e Solstafir) ha la dote di coinvolgere quasi da subito per quella sua combinazione vincente di irruenza e musicalità, che si sviluppa all’interno di una forma canzone imbastita di groove e forza. Gli otto pezzi non presentano particolari cali qualitativi, sin dall’iniziale partenza a razzo di Never on your mouth, un primo passo in cui la band si mostra in grande forma e con le idee ben chiare sull’indirizzo del progetto. L’hard rock, energico e dinamico, trova il giusto sfogo in Breaking, così come le successive Hate my name e Rising (in cui Daniel passa anche al microfono) mostrano impatto e tiro, confermando l’attitudine che oramai pervade il sound dei bergamaschi. Si tinge di dark Anything anymore, catchy quanto basta per essere scelta come singolo del lavoro, mentre la title track ritorna su territori prestabiliti, non facendo mancare anche qualche spunto in odore di thrash metal. I sette minuti di Crawling in the dust, in cui appare in veste di ospite il cantautore Riky Anelli alla voce, mettono in mostra le abilità tecniche dei lombardi e favoriscono un crescendo emotivo finora tenuto sottopelle, prima della chiusura affidata a Vertigo, aggressiva ma ragionata è degno epitaffio di un platter che smarca definitivamente il quartetto dagli esordi estremi. (Luigi Cattaneo)
 
Anything anymore (Video)
 

Nessun commento:

Posta un commento