Quando si parla di
Arcadelt si torna indietro nel tempo, a quando il nascente new prog sfornava
band seminali come Marillion e Iq, gruppi che per estetica si rifacevano
ovviamente al passato ma con una propria visione personale. Sulla scia di
questo momento magico si formarono gli Arcadelt, era il 1992 e il quartetto
strumentale solo con l’arrivo di Pierfrancesco Drago alla voce trova la sua
stabilità e la produzione, tre anni dopo, di Enjoy, album ben accolto che consente loro di suonare nei festival
nazionali. Dopo lo scioglimento del 1997 e la reunion del 2009, che porta alla
pubblicazione del mini EnjoyPan per
il mercato giapponese, ecco ritrovare in piena forma i romani (oltre a Drago
abbiamo la line up originale formata da Fabrizio Verzaschi alla chitarra, Fabio
Cifani al basso, Giacomo Vitullo alle tastiere e Sandro Piras alla batteria)
con il nuovo Arc8, una piccola perla
dell’attuale panorama, distribuito e promosso dalla Lizard Records e dalla GDC
Rock Promotion. Si passa con esperienza
dall’hard prog di Blood on alle
lunghe escursioni di The blue side,
tipicamente new prog, capace di conservare l’aurea poetica di un genere ormai
ben radicato da decenni di omaggi. Behind
the curtain si muove ottimamente lungo il binario del sinfonico genesisiano,
The heartbeat è una gemma di melodie
raffinate, romanticismo e malinconia, uno dei brani migliori mai scritti dal
gruppo, mentre Dogs in chains è
decisamente più dura e inquieta. I toni fiabeschi di Caledonia si sposano con le atmosfere classiche che la band
maneggia alla perfezione, nota di merito invece per Assenze, soave composizione impreziosita da un quartetto d’archi.
Per gli amanti del new prog Arc8 è la
giusta occasione per riscoprire uno dei tanti gruppi che in Italia hanno
raccolto meno di quanto probabilmente avrebbero meritato negli anni ’90. (Luigi
Cattaneo)
Caledonia (Video)
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