Nati a Bergamo nel 2014,
gli Unità di Produzione (Andrea Meneghello alla batteria, Davide Ghisalberti
alla chitarra e alle tastiere e Elvis Ghisleni al basso, alla voce e alle
tastiere), nome mutuato da un brano dei CSI presente in Tabula Rasa Elettrificata
del 1997, arrivano al terzo lavoro dopo Monolite (ep del 2016) e Abisso
(full del 2018). Questo ritorno, maturo e ricco di spunti, unisce il rock
alternativo dei ‘90 dei Marlene Kuntz con quello dei Verdena primi 2000,
passando per il post punk distorto e oscuro degli anni ’80, con l’influenza del
gruppo di Ferretti e Maroccolo sempre sullo sfondo, collante di brani magnetici
come Estetica del declino, Pulviscolo o Andromeda. Le riflessioni
poste nell’album si fanno rassegnazione, una mestizia elettrica che parte dal titolo,
Antropocene, termine che indica l’epoca geologica attuale, in cui l’ambiente
terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e
biologiche, viene fortemente condizionato su scala sia locale che globale dagli
effetti dell’azione umana. Tralasciata ogni sovrapproduzione, gli orobici
amalgamano echi wave, bagliori psych e shoegaze, e lo fanno con una qualità di
songwriting indiscutibile, ponendosi vicino a validissime band contemporanee
come Egon e Il Silenzio delle Vergini. (Luigi Cattaneo)
Pulviscolo (Video)
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