martedì 20 dicembre 2022

OSSI, Ossi (2022)

 

Ossi, storytellers della psichedelia italiana, dietro cui si celano Vittorio Nistri (tastiere, elettronica, già conosciuto per i suoi Deadburger, poi Deadburger Factory) e Simone Tilli (voce, di cui abbiamo parlato da queste pagine per i suoi progetti a nome Le Jardin Des Bruits e Gualty), accompagnati da Andrea Appino (Zen Circus) e Dome La Muerte (degli storici Not Moving), che si dividono le parti di chitarra, e da Bruno Dorella (Bachi da Pietra, Ovo, Ronin) alla batteria. Una line up formata da alcuni dei nomi tutelari della scena indipendente italiana, che ha sviluppato un credibile racconto fatto di rock, psichedelia e garage, un connubio tra spirito visionario e brevi schegge di menefreghismo, condensato in un LP dall’artwork curatissimo e dalle idee decisamente chiare. 


Il lato A si apre con Ventriloquist Rock, un brano volutamente scarno e punkeggiante, che condensa vent’anni di politica italiana, con i suoi scempi e gli squallidi personaggi che ci affliggono, un collage di 50 samples in cui riconosciamo Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ricariche continua a toccare punte di sarcasmo con una consapevolezza disarmante, prima di Hasta la sconfitta siempre, che ritorna a guardare lo scenario politico nostrano, questa volta prendendo di mira l’illuminante Matteo Renzi, attraverso un bluesy distorto e godereccio, che vive di percussioni elettroniche e di sagge intrusioni da parte dell’armonica di Roberto Pieralli (Mojo Blues Band). Segue Toy Boy, pennellate pop d’autore e malinconica ironia, mentre Out demons out è la lunga e surreale suite divisa in sette parti che chiude la prima metà del lavoro, 9 minuti che balzano tra follie complottistiche, omelie splatter e un altro riferimento ai nostri governanti (questa volta tocca al genio visionario di Giulio Gallera), forse la traccia più interessante del disco, con le tastiere che sviluppano idee a getto continuo, la chitarra di Dome La Muerte che si lancia in solitaria per sottolineare l’astrattismo in musica inseguito dal quartetto e la bella prova di Silvio Brambilla alla batteria (già con Carnera e Deadburger). Il lato B inizia con un altro campionamento, questa volta di Don Piero C. (perché al peggio non c’è mai fine), che tinge la sessantiana Monk Time. La danza di Naturalmente non possiamo pagarti e l’irrealismo tra il pop e il blues di Miss tendopoli, scandito dalle note di Pieralli, ci portano a Lei è grunge, lui urban cowboy, altro episodio brillantemente nonsense, dove stavolta il bersaglio sono gli influencer, esseri che vivono tra noi e dominano una fetta di popolazione votante, soggetti raccontati a base di loop e fuzz travolgenti. L’impetuosa O’ pisciaturu pare una coda di Monk Time, ma questa volta nel mirino c’è Domenico, assessore lombardo dal sorriso smagliante intercettato per i suoi rapporti con la ‘ndrangheta locale (insomma, ce n’è per tutti i gusti). Il finale ci riserva Per sollevare il morale del capo, dall’aurea di fine ’60 inizio ’70, e Navarre, bellissima storia narrata con gusto wave e inflessioni cantautorali. All’interno di Ossi troviamo i già citati Zen Circus di fine ’90 inizio 2000 e i Not Moving, ma anche gli anni ’80 dei Violent Femmes, con i loro ritmi folk e punk, i contemporanei King Gizzard & The Lizard Wizard e gli storici Monks (Black Monk Time è del 1966), ma oltre ai doverosi omaggi c’è tanta personalità in Nistri e Tilli, la cui ricerca di un’italica via (anche per l’uso della nostra lingua e l’immaginario legato alla realtà del Belpaese) allo psych rock ha dato un primo frutto estremamente curioso e pieno di spirito, tra rimandi alla storia del genere e pulsioni elettroniche saggiamente inserite all’interno di un contesto propriamente garage. Per acquistare l'album potete visitare la pagina https://snowdonia.bandcamp.com/album/ossi-album-su-lp (Luigi Cattaneo)

Nessun commento:

Posta un commento