Uscito nel 2013 in un lussuoso cofanetto contenente un libretto, un
miniposter e tre album, La fisica delle nuvole era il quinto
lavoro dei Deadburger, uscito però sotto la denominazione Deadburger Factory,
in quanto collettivo aperto. Chiudo oggi questa disamina con il disco che dà il
titolo all’opera (gli altri due sono Puro Nylon e Microonde
e vibropletti), un album che si sviluppa attorno ad una formazione
allargata di ben otto elementi (Simone Tilli voce e tromba, Alessandro Casini
chitarra acustica, Carlo Sciannameo basso fretless, Giulia Nuti viola, Irene
Orrigo flauto, Pino Gulli batteria, Massimo Giannini percussioni, Vittorio
Nistri tastiere e loop), una piccola orchestra psichedelica che non disdegna di
aprirsi a collaborazioni esterne (Paolo Benvegnù, Enrico Gabrielli, Giulia
Sarno, Marina Mulopulos). Tra psichedelia, R.I.O., prog e forma canzone, la
band si muove eccelsa e senza timori, sviluppa sonorità differenti rispetto ai
due capitoli presenti nel box (anche perché nato da uno spettacolo teatrale
diretto da Silvia Bagnoli) e convince anche in questo caso, riuscendo ad
abbinare ricerca stilistica e suggestione, avanguardia e melodia (Cose che
si rompono, Deposito 434). Visioni poetiche che scandagliano l’anima
(la superba title track ma anche Wormhole), sperimentazione mai fine e
sé stessa, passaggi complessi e sempre finemente arrangiati fanno di questo
lavoro un inno alla creatività, dote che abbonda nella musica dei Deadburger
Factory. Cofanetto da recuperare e da ascoltare senza fretta, gustandosi le
idee, ostinate e contrarie, di un ensemble affrancato da ogni vincolo, imprevedibile
e libero. (Luigi Cattaneo)
Nessun commento:
Posta un commento