Uscito nel 2022, Master
of the dead è il quinto lavoro dei Warmblood, un concept ispirato alla
controversa figura di Paolo Gorini, un matematico e scienziato dell’ottocento
che lavorò nel corso della sua vita sulla conservazione dei cadaveri. Davvero un
ritorno di alto livello per il trio formato da Elena Carnevali (batteria),
Giancarlo Capra (chitarra, voce) e Davide Mazzoletti (chitarra), che nel corso
del tempo hanno inglobato nel sound complessivo influenze progressive, ben
amalgamate nel tessuto death metal su cui si muovono dal lontano 2002 (alla
formazione triangolare va però aggiunto il basso di Graziano Demurtas in studio).
Si spiegano così le articolate trame di Ritual of petrification, mentre Carnal
desecration è tra i brani più tirati e aggressivi dell’album, con venature
thrash che arricchiscono ulteriormente la coinvolgente proposta. Molte le idee presenti
anche in Crematorium, un death screziato di malsane melodie che non
faticano ad entrare sottopelle, un viaggio che prosegue con Putrefaction
idiosincrasy, che ricorda alcuni episodi dei Death post Human. Nota di
merito a parte per la stupenda suite in cinque sezioni (ma è tutto l’album a
essere splendido), title track che da sola vale il prezzo del biglietto, divisa
tra prog, death e thrash metal, intrisa di soli e riff complicati, atmosfere
cupe, arrangiamenti e armonizzazioni perfette oltre che una cura generale tra
le parti sorprendente. (Luigi Cattaneo)
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