A distanza di sette anni
dal sontuoso cofanetto La fisica delle
nuvole, Deadburger Factory propose nel 2020 La chiamata, seconda parte di un dittico iniziato proprio con il
precedente disco, l’altro lato dello specchio, secondo l’idea della band
formata da Vittorio Nistri (tastiere, elettronica), Simone Tilli (voce e strumenti
vari), Alessandro Casini (chitarra), Carlo Sciannameo (basso). Più concreto e
meno aleatorio, questo ultimo album del gruppo si stacca dal passato senza
allontanarsene del tutto, mantenendo intatto lo spirito sovversivo, un’anarchia
contestualizzata dall’abbondante utilizzo di doppie batterie all’interno dello
stesso pezzo, un tripudio di tamburi che acuisce la forza d’urto di un prodotto
libero e provocatorio. Tantissimi quindi i batteristi presenti nell’opera, ma
gli ospiti si sprecano come da consuetudine, una famiglia allargata che finisce
per inglobare elementi world, folk, psichedelici e jazz, amalgamati all’interno
di brani come Tamburo sei pazzo (fondamentale
la presenza di Alfio Antico), Blu quasi
trasparente, Tryptich (omaggio a
Max Roach) e Manifesto cannibale. La
chiamata era la conferma del coraggio dei toscani, sempre particolari e
affascinanti, capaci di variare e sorprendere ad ogni uscita discografica. In attesa
di un nuovo capitolo (va segnalato il progetto Ossi della coppia Nistri-Tilli
del 2022) la riscoperta di certe perle del nostrano underground è d’obbligo.
(Luigi Cattaneo)
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