Arriva al suo esordio
Luca Andrea Crippa, esperto musicista qui accompagnato dai suoi The
Tautologists, ossia Ruben Minuto (basso, mandolino, chitarra, parlammo di lui
ai tempi dell’uscita di Think of paradise, disco assolutamente da
riscoprire), Leandro Diana (chitarra) e Deneb Bucella (batteria), oltre che
Ricky Maccabruni (piano), quasi un quinto elemento visto il notevole apporto
fornito al lavoro. Luca pare guardare all’America, quella del roots rock e dell’alternative
country, radici che permettono di giocare con i suoni e le definizioni, di
essere liberi da steccati che servono solo a frenare la creatività di una band
dotata di classe ed energia. Si susseguono così brani come la title track, Dreams
become promises o Same old youngster, che mostrano coesione,
eleganza negli arrangiamenti e una certa capacità compositiva da parte di
Crippa, autore di tutte le 14 tracce di questo Paris Airport ’77 (Tautology
vol.2). Strutture elaborate vanno di pari passo con melodie che lasciano
traccia sottopelle, si espandono all’interno di un contesto articolato e
disinvolto (su tutte Winter heights and my falldowns, con ZOWA a
manovrare tutto il carico elettronico della traccia), con testi che vanno
approfonditi e compresi (un plauso anche per il ricco booklet che completa il CD,
cosa non scontata di questi tempi). Da segnalare anche le tre parti di Things
got their name from a spell, con tanto di coda strumentale, e From
dawn till late (che vede la partecipazione di Marcello Cosenza alla
chitarra), finale di un ottimo debutto, che va ascoltato con cura per
assaporare al meglio le varie direzioni della musica di Luca e della sua band, bravissimi
nel sintetizzare con gusto le tante anime dell’American music. (Luigi Cattaneo)
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