domenica 29 settembre 2013

JACULA, Pre Viam (2011)

Era dal 1972 che il progetto Jacula, una delle molteplici estensioni della visione musicale di Antonio Bartoccetti, non dava segni di vita, dall’allora Tardo Pede in Magiam Versus che anticipava e fu precursore del suono oscuro che ha caratterizzato la successiva sua produzione a nome Antonius Rex. Ma che ritorno è questo del signore del dark prog italiano? Indubbiamente ci sono momenti significativi e di grande fascino che però si alternano ad altri dove si ripetono clichè che erano tali già decenni fa! Ma entriamo nel dettaglio. Ed è Jacula is back il brano che ci riporta per mano nelle tenebre, con i suoi suoni spettrali e un’apertura accentuata in direzione Goblin, con la chitarra di Bartoccetti impegnata tra riff e soli e l’organo suonato dal figlio RexAnthony utilizzato per creare atmosfere lugubri che ben si sposano con il nero contesto Jacula. La title-track è intrisa dalla chitarra arpeggiata del leader, dalle tastiere che donano la solita atmosfera inquietante che ha reso cult la musica di Bartoccetti e dalla voce sussurata di Katia Stazio. Pre viam è una lunga (anche troppo) processione dello Jacula pensiero, con tutti i suoi stereotipi, i suoi pregi e i suoi difetti. Prendere o lasciare. Blacklady kiss è il brano più vicino alla forma canzone del disco, è un dark rock con il piano e il moog impegnati ad accompagnare e a sottolineare la gotica voce di Blacklady e Bartoccetti pronto a spezzare l’inquieto incantesimo con un bel assolo di chitarra. In Deviens folle torna alla voce la Stazio e il pezzo acquisisce una cristallina malinconia, anche per mezzo del pianoforte con il quale vengono create melodie che ci catapultano in un mondo fatto di paure e angosce, in un’atmosfera che ricorda le produzioni dei Dead Can Dance. Più scontata è In rain dove troviamo in primo piano l’organo e il moog a sostenere un’oscura litania di stampo gregoriano e successivamente una parte strumentale più vicina al progressive. Gli evitabili rumori di pioggia e tuoni aprono Godwitch che fortunatamente lasciano posto al pianoforte, al moog e ad un basso atto a scandire con forza la crescente tensione in una composizione davvero da film horror, una perfetta soundtrack immaginaria che ricorda quella vera di Suspiria, uno dei capolavori di Dario Argento. Chiude, ma non convince Possaction, ossia l’abc del Bartoccetti style, ispirata pare alla storia di una ragazza posseduta dal demonio. Qui ci troviamo urla di dolore, la voce della posseduta (sempre così pare…), una simil marcia militare, l’immancabile funebre organo, grida ossessive e potrei andare avanti su questa falsa riga ma mi fermo qui. L’album è un buon punto per ripartire, è capace di affascinare e a tratti anche di inquietare davvero ma talvolta risulta troppo ripetitivo e scontato, soprattutto quando si palesano davanti a noi lamenti e rumori sentiti già in troppo dischi del genere. E allora sarebbe meglio se Bartoccetti si concentrasse sulle sue capacità musicali che troppe volte, purtroppo, arrivano dopo la sua immagine. (Luigi Cattaneo)

Blacklady Kiss (Video)


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