lunedì 19 maggio 2014

AGORÀ, Ichinen (2013)


Il ritorno discografico degli Agorà si inserisce alla perfezione nel contesto attuale di riscoperta di certi suoni e di alcune band che con il passare dei decenni hanno raggiunto uno status di culto che li fa amare da seguaci italiani e non. I marchigiani hanno lasciato una loro traccia indelebile a metà dei ’70 con Live in Montreux e Agorà 2, dischi di ottima fattura che se usciti qualche anno prima avrebbero forse avuto maggiore risonanza. Album intrisi di fine jazz rock mediterraneo che con il passare del tempo ha fatto breccia nel cuore dei tanti appassionati di band di riferimento come Perigeo o Weather Report. Gli Agorà arrivano al nuovo Ichinen dopo essersi riformati nel 2000 per riproporre acusticamente il loro repertorio. In questi anni la formazione si è andata ad allargare notevolmente e insieme a membri della line up originale come Renato Gasparini (chitarra e voce), Ovidio Urbani (sax), Lucio Cesari (basso) e Mauro Mencaroni (batteria) troviamo le new entry Maurizio Mercuri (chitarra), Giovanni Ceccarelli (piano), Alessandra Pacheco (voce), Gianni Pieri (violoncello), Massimo Manzi (batteria), Gabriele Possenti (chitarra) e Karl Potter (percussioni). Una piccola orchestra che con il passare delle stagioni ha mutato pelle e ha inserito elementi ora più ethnojazz, ora più world, ora rigorosamente acustici, per un melting pot di culture che richiamano di volta in volta atmosfere e situazioni diverse tra loro. Ichinen presenta brani storici riletti in chiave acustica e inediti, alcuni risalenti al 1978 e probabilmente pensati per una terza uscita discografica. Dall’esordio arriva Serra San Quirico e subito si percepisce il calore generato dall’interplay tra le chitarre acustiche della preparatissima coppia Possenti-Gasparini, il tocco di Pieri e gli incisivi interventi di Urbani. Più ritmata è la title track, vuoi per il lavoro di Mencaroni, vuoi per il supporto percussivo di Potter che tanto profuma di mediterraneo. Episodio interessantissimo perché gli Agorà estendono certi confini senza tralasciare di far emergere la loro passione primigenia per il jazz, che qui si concretizza grazie ai contributi di Urbani e Ceccarelli. Notturna la successiva Sensei, con piano e sax ancora in prima linea e la voce della Pacheco che dona ulteriore profondità all’insieme. Il duo Gasparini-Possenti rivaleggia a colpi di virtuosismo in Work in Progress, mentre Star Strings ha un’atmosfera più vicina agli Area, soprattutto per le soluzioni etniche apportate da Potter e per le trame intricate del maestro Urbani. Mercuri sostituisce Possenti e duella con Gasparini in Istante per Istante, ma la qualità rimane la medesima. Puro ethnojazz in Tre Maggio, con la seguente Oceano che invece ha una struttura apertamente più classica, in particolare per il piano jazz di Ceccarelli. Wood of Guitar vede Possenti primeggiare, mentre Progressive Suite è un furente esempio di fusion e prog che non potrà che fare la gioia di chi ha sempre nel cuore le sonorità settantiane. Tra Canterbury sound e jazz rock si muove Costa dell’est e un medley di Piramide di Domani/Cavalcata Solare (da Agorà 2) chiude un come back raffinato, capace di far rivivere lo spirito storico del gruppo senza rimanerne imprigionato. Ritorno davvero di grande effetto. (Luigi Cattaneo)

Serra San Quirico (Live)


    

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