mercoledì 7 maggio 2014

ACTIVE HEED, Visions From Realities (2013)


Esordio assoluto per gli Active Heed, che con questo Visions from Realities sfornano un debut davvero fresco e intrigante. Il progetto è del milanese Umberto Pagnini, vero mastermind dietro al monicker Active Heed e ampiamente coadiuvato da una serie di musicisti che fanno dell’espressività il loro punto di forza. Che a ben vedere è poi proprio quello di cui ha bisogno la musica congegnata da Pagnini (autore di musiche e liriche), così piena di splendidi momenti ariosi e melodici tra Marillion e Pendragon. Flying like a fly proietta da subito nel mondo disegnato da Pagnini. Brano orecchiabile che ti conquista dal primo ascolto, ha una melodia pop che ti rimane facilmente impressa ma non scade nella banalità. Più folkeggiante è Awake?!, primo episodio in cui emergono le doti di una sezione ritmica sempre presente, varia e mai eccessiva, formata da Lorenzo Poli (basso ma anche chitarra e tastiere) e Giovanni Giorgi (batteria). Legata ad umori sinfonici è Now What?, con la voce del bravo Pellek protagonista (ma lo sarà per tutto l’album). Non manca qualche rimando alla scuola di Canterbury in Me, Five Seconds Before, mentre le andature folk rock abbondano in Melting of Realities e With Joy, tracce che possono ricordare anche gli Strawbs. Gli Active Heed riescono ad oscillare con facilità tra brani elettrici come Without Joy ad altri amabilmente acustici come The Weakness of our Spinning, sempre mantenendo un elevato grado di tensione emotiva e di cura per il dettaglio. New prog e rock opera si incontrano in Every Ten Seconds Before, uno dei momenti più suggestivi tra i presenti, così come FFF Flashing Fast Forward, anche se questa ha elementi maggiormente vintage. Uno dei pezzi più particolari e in qualche modo complicati di Visions From Reality è Usual Plays In Heaven – Be Kind And Talk To Me, segnata da diversi cambi di tempo, un uso suggestivo delle tastiere e l’utilizzo di una doppia voce (in apertura di traccia compare la candida Marit Borresen). La chiusura di Our Vast Emptiness non fa che confermare come Pagnini abbia volutamente creato un disco, che pur partendo da una base prog, ne prendesse in qualche modo le distanze, evitando pezzi eccessivamente strutturati a favore di un sound asciutto e sempre diretto. Esordio di valore che speriamo possa avere presto un seguito. (Luigi Cattaneo)

Every Ten Seconds Before (Video)

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