sabato 17 maggio 2014

LATTE e MIELE, I Segreti della Passio


In occasione dell’uscita di Passio Secundum Matthaeum The Complete Work abbiamo incontrato i Latte e Miele per fare il punto della situazione e saperne di più su questo importante ritorno discografico.

Passio Secundum Matthaeum è forse la vostra opera più conosciuta degli anni ’70. Come mai a distanza di ben 42 anni avete deciso di riprenderla e donarle nuova vita?

Per il semplice fatto che così com'era risultava essere un'opera mutila, troppo stringata, non riusciva a dare un'idea esaustiva della Passione. Dopo quarant'anni ci sembrava indispensabile colmare i vuoti e dare più respiro al racconto. Abbiamo così aggiunto sette nuovi brani.

Quando avete iniziato a pensare a questa sorta di remake?

Sono già anni che sentivamo il bisogno di rimettere mano alla vecchi Passio. Il quarantesimo “compleanno” è stata l'occasione per cominciare il nuovo lavoro...

Come avete lavorato per strutturare ulteriormente l’album?

Abbiamo ripreso il Vangelo di Marco e, laddove era necessario, inserito gli avvenimenti che nell'originale del '72 mancavano. Sono usciti fuori così nuovi personaggi (Pietro, il Sommo Sacerdote ecc...) e soprattutto un climax emozionale nuovo e, a nostro parere, più intenso.

Ascoltando il lavoro si ha la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di nuovo. Secondo voi in che cosa si differenzia di più da quello originale?

Certamente la tecnologia di oggi fa la differenza nella qualità del suono...in più mettiamoci l'utilizzo di suoni veri (i favolosi Gnu Quartet) e un coro, il “Classe mista”, che oltre ad interpretare meravigliosamente sia le parti originali che quelle nuove, possiede una vocalità più adatta al tipo di scrittura....e poi l'utilizzo di molti temi presenti nell'edizione vecchia rielaborati per creare i nuovi brani crediamo fungano da ponte tra il '72 e oggi. Un critico mi ha detto, dopo il concerto di presentazione al Teatro Verdi di Sestri Ponente “...ascoltando questo nuovo lavoro non mi sono accorto della differenza tra la vecchia edizione e l'attuale, insomma è come se avessi ascoltato la vecchia Passio.....ma più lunga!”. Forse abbiamo realizzato questo CD nel modo giusto.

Quanto apporto hanno dato lo Gnu Quartet e il coro Classe Mista nella riuscita di tutto l’album?

Dei Gnu Quartet oramai sanno tutti quanto sono bravi, basti pensare che in sala d'incisione sono completamente autonomi e diventa superflua la figura di un direttore e di un responsabile musicale. Il coro polifonico “Classe mista”, preparato e diretto da Sergio Chierici, è stato messo insieme per questa registrazione. Tutti professionisti che, in più, hanno un entusiasmo tale che li rende duttili a qualsiasi tipo di scrittura musicale....una vera fortuna averli avuti! Aggiungeremmo la presenza di Aldo De Scalzi che oltre a registrare l'opera ora fa parte del gruppo. A lui ci lega un'amicizia di decenni (dai tempi di Aquile e scoiattoli) oltre alla grande stima per un musicista di razza!

È vero che Don Andrea Gallo, a cui il disco è dedicato, doveva partecipare alle registrazioni? Che rapporti avevate con lui?

Purtroppo è mancato proprio quando dovevamo andare da lui per registrare le parti recitate. Sempre affabile e attento a tutto ciò che gli succedeva intorno, don Gallo era, e rimane nei nostri ricordi, una figura umana di rara bellezza. Abbiamo “dovuto” dedicargli questo disco, un'occasione in più per non dimenticarsi di questa figura.

Come vi siete trovati a lavorare con Black Widow, etichetta sempre attentissima a quanto avviene nella Genova progressiva?

Una fortuna essere entrati nel catalogo di questa etichetta discografica, sempre attenta ad ogni sfumatura nel promuovere i loro artisti, lavorano con grande professionalità ma, soprattutto, con l'entusiasmo di ragazzini....Credo che il posto che hanno nel mondo del prog, a livello internazionale, se lo siano veramente meritato!!

Quali sono i vostri attuali riferimenti, ammesso che ne abbiate, rispetto a quando avevate iniziato?

La nostra musica è e rimane particolare. Forse c'è dell'affinità con gruppi inglesi, Genesis o King Crimson ma dentro molte composizioni ci puoi trovare anche ciò che il “secolo breve” ha prodotto. Basti pensare alle tante citazioni che spesso mettiamo...

Cosa pensate dell’attuale interesse per queste sonorità? Si può davvero parlare di revival o è in qualche modo fuorviante?

Il “prog” non è mai morto, diciamo che ha passato un periodo in cui era dormiente per poi riesplodere con la tutta la verve che lo animava ai suoi esordi. Un revival vuol dire riprendere uno stile per cercare di farlo rivivere, il prog invece è sempre stato in evoluzione.

Ci sono analogie con la situazione odierna o siamo davvero lontanissimi da quel fermento?

Il clima degli anni '70 certo non può ritornare, come non potrebbe ritornare quell'entusiasmo, erano anni in cui si scopriva, poco per volta, un mondo in cui, finalmente, ci si liberava da tanti inutili orpelli, la musica finalmente usciva da schemi asfittici. Oggi abbiamo la fortuna di poter guardare indietro, storicizzare il fenomeno e, guardando avanti, dare a questa musica tutta l'energia che ci viene dall'esperienza e dall'evoluzione che quest'arte ha fatto in questi 40 anni.

Tutti vi conoscono per i vostri primi tre album, ma i Latte e Miele, cosa hanno fatto negli anni successivi?

Tutti noi abbiamo continuato nel campo musicale, Giancarlo Dellacasa ha studiato chitarra classica e ha percorso la strada del concertista, Oliviero Lacagnina quella di compositore e arrangiatore, Alfio Vitanza come batterista dei New Trolls, Massimo Gori in Rai per tanti anni…insomma inattivi non siamo stati di certo.

Che cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Certamente tanti concerti, soprattutto all'estero, e un nuovo CD anche se per ora non ci sono idee definite. Vorremmo fare un disco “corale”, con idee musicali di tutti e poi amalgamate dall'arrangiamento di Oliviero. Ma appena ci sarà qualche novità sarete i primi a saperlo!!




 

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