In occasione
dell’uscita di Passio Secundum Matthaeum
The Complete Work abbiamo incontrato i Latte e Miele per fare il punto
della situazione e saperne di più su questo importante ritorno discografico.
Passio Secundum Matthaeum è forse la vostra opera più conosciuta
degli anni ’70. Come mai a distanza di ben 42 anni avete deciso di riprenderla
e donarle nuova vita?
Per il semplice fatto che così com'era
risultava essere un'opera mutila, troppo stringata, non riusciva a dare un'idea
esaustiva della Passione. Dopo quarant'anni ci sembrava indispensabile colmare
i vuoti e dare più respiro al racconto. Abbiamo così aggiunto sette nuovi
brani.
Quando
avete iniziato a pensare a questa sorta di remake?
Sono già anni che sentivamo il bisogno di
rimettere mano alla vecchi Passio. Il quarantesimo “compleanno” è stata
l'occasione per cominciare il nuovo lavoro...
Come
avete lavorato per strutturare ulteriormente l’album?
Abbiamo ripreso il Vangelo di Marco e, laddove
era necessario, inserito gli avvenimenti che nell'originale del '72 mancavano.
Sono usciti fuori così nuovi personaggi (Pietro, il Sommo Sacerdote ecc...) e
soprattutto un climax emozionale nuovo e, a nostro parere, più intenso.
Ascoltando
il lavoro si ha la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di nuovo.
Secondo voi in che cosa si differenzia di più da quello originale?
Certamente la tecnologia di oggi fa la
differenza nella qualità del suono...in più mettiamoci l'utilizzo di suoni veri
(i favolosi Gnu Quartet) e un coro, il “Classe mista”, che oltre ad
interpretare meravigliosamente sia le parti originali che quelle nuove,
possiede una vocalità più adatta al tipo di scrittura....e poi l'utilizzo di
molti temi presenti nell'edizione vecchia rielaborati per creare i nuovi brani
crediamo fungano da ponte tra il '72 e oggi. Un critico mi ha detto, dopo il
concerto di presentazione al Teatro Verdi di Sestri Ponente “...ascoltando
questo nuovo lavoro non mi sono accorto della differenza tra la vecchia
edizione e l'attuale, insomma è come se avessi ascoltato la vecchia
Passio.....ma più lunga!”. Forse abbiamo realizzato questo CD nel modo giusto.
Quanto
apporto hanno dato lo Gnu Quartet e il coro Classe Mista nella riuscita di
tutto l’album?
Dei Gnu Quartet oramai sanno tutti quanto sono
bravi, basti pensare che in sala d'incisione sono completamente autonomi e diventa
superflua la figura di un direttore e di un responsabile musicale. Il coro
polifonico “Classe mista”, preparato e diretto da Sergio Chierici, è stato
messo insieme per questa registrazione. Tutti professionisti
che, in più, hanno un entusiasmo tale che li rende duttili a qualsiasi tipo di
scrittura musicale....una vera fortuna averli avuti! Aggiungeremmo la presenza
di Aldo De Scalzi che oltre a registrare l'opera ora fa parte del gruppo. A lui
ci lega un'amicizia di decenni (dai tempi di Aquile e scoiattoli) oltre
alla grande stima per un musicista di razza!
È
vero che Don Andrea Gallo, a cui il disco è dedicato, doveva partecipare alle
registrazioni? Che rapporti avevate con lui?
Purtroppo è mancato proprio quando dovevamo
andare da lui per registrare le parti recitate. Sempre affabile e attento a
tutto ciò che gli succedeva intorno, don Gallo era, e rimane nei nostri
ricordi, una figura umana di rara bellezza. Abbiamo “dovuto” dedicargli questo disco,
un'occasione in più per non dimenticarsi di questa figura.
Come
vi siete trovati a lavorare con Black Widow, etichetta sempre attentissima a
quanto avviene nella Genova progressiva?
Una fortuna essere entrati nel catalogo di questa
etichetta discografica, sempre attenta ad ogni sfumatura nel promuovere i loro
artisti, lavorano con grande professionalità ma, soprattutto, con l'entusiasmo
di ragazzini....Credo che il posto che hanno nel mondo del prog, a livello
internazionale, se lo siano veramente meritato!!
Quali
sono i vostri attuali riferimenti, ammesso che ne abbiate, rispetto a quando
avevate iniziato?
La nostra musica è e rimane particolare. Forse
c'è dell'affinità con gruppi inglesi, Genesis o King Crimson ma dentro molte
composizioni ci puoi trovare anche ciò che il “secolo breve” ha prodotto. Basti
pensare alle tante citazioni che spesso mettiamo...
Cosa
pensate dell’attuale interesse per queste sonorità? Si può davvero parlare di
revival o è in qualche modo fuorviante?
Il “prog” non è mai morto, diciamo che ha
passato un periodo in cui era dormiente per poi riesplodere con la tutta la
verve che lo animava ai suoi esordi. Un revival vuol dire riprendere uno stile
per cercare di farlo rivivere, il prog invece è sempre stato in evoluzione.
Ci
sono analogie con la situazione odierna o siamo davvero lontanissimi da quel
fermento?
Il clima degli anni '70 certo non può
ritornare, come non potrebbe ritornare quell'entusiasmo, erano anni in cui si
scopriva, poco per volta, un mondo in cui, finalmente, ci si liberava da tanti
inutili orpelli, la musica finalmente usciva da schemi asfittici.
Oggi abbiamo la fortuna di poter guardare indietro, storicizzare il fenomeno e,
guardando avanti, dare a questa musica tutta l'energia che ci viene
dall'esperienza e dall'evoluzione che quest'arte ha fatto in questi 40 anni.
Tutti
vi conoscono per i vostri primi tre album, ma i Latte e Miele, cosa hanno fatto
negli anni successivi?
Tutti noi abbiamo continuato nel campo
musicale, Giancarlo Dellacasa ha studiato chitarra classica e ha percorso la
strada del concertista, Oliviero Lacagnina quella di compositore e
arrangiatore, Alfio Vitanza come batterista dei New Trolls, Massimo Gori in Rai
per tanti anni…insomma inattivi non siamo stati di certo.
Che
cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
Certamente tanti concerti, soprattutto
all'estero, e un nuovo CD anche se per ora non ci sono idee definite. Vorremmo
fare un disco “corale”, con idee musicali di tutti e poi amalgamate
dall'arrangiamento di Oliviero. Ma appena ci sarà qualche novità sarete i primi
a saperlo!!
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