lunedì 28 luglio 2014

RANESTRANE, A Space Odissey Part One-Monolith (2013)


Ancora una volta i romani RanestRane scelgono la strada dell’evocazione personale di una pellicola fondamentale per lo sviluppo del cinema e dopo gli straordinari omaggi fatti a Shining e Nosferatu ora tocca all’ipnotico 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. È bene dire che il gruppo ha sempre dato una visione personale di questi cine-concerto proposti, inserendo nei dischi stralci dei film tributati e nei live collage di immagini che fanno delle loro esibizioni dei piccoli eventi. Questo A Space Odissey: part I Monolith è il primo tempo di un progetto ad ampio raggio e che parte coinvolgendo due ospiti d’eccezione, Steve Hogarth e Steve Rothery, ossia la voce e la chitarra dei Marillion. Il primo presente in Mementoes e Cenotaph è sempre un piacere ascoltarlo, il secondo si presta a suo modo nei soli di Materna Luna e nella strumentale Monolith (part two). La scrittura dei quattro è sempre ricchissima di particolari e di sfumature che amplificano ancor di più l’immaginario esposto, descrizioni finissime rese con maestria e sonorità che sanno pescare a piene mani dagli anni ’70 senza farne il verso. Difatti A Space Odissey richiama sì alla mente band seminali (Genesis, Marillion, Premiata Forneria Marconi) ma non appare passatista o pensato solo per i nostalgici e pur non presentando soluzioni innovative ha il merito di risultare brillante e figlio del proprio tempo. I RanestRane hanno dalla loro la voglia di restare attaccati al filone cinematografico e visti i risultati così profondi e coinvolgenti appare difficile pensare a dischi differenti da quelli sinora prodotti. Il lavoro svolto da Maurizio Meo (basso), Riccardo Romano (tastiere), Daniele Pomo (voce, batteria e flauto) e Massimo Pomo (chitarra) è straordinariamente visionario, con passaggi davvero da brividi (Dolore cosmico, Clavius) e una continuità di momenti esemplari che ci accompagnano lungo tutto l’arco del racconto. La forza della band è anche quella di riuscire a creare in chi ascolta pensieri e immagini pur se si ha poca memoria del film e la lunghissima e intricata suite iniziale, Semi, è l’esempio più fulgido da cui partire. La coppia Pomo-Meo appare salda e sicura di sé (con il primo anche convincente vocalist), Romano si esibisce in soluzioni sinfoniche di grande classe ed effetto, mentre Massimo Pomo è un chitarrista mai sopra le righe e sempre attento al dettaglio. Ma tutto l’album è un susseguirsi di frangenti splendidi, di ricami raffinati ed evocativi che fanno di questo A Space Odissey: part I Monolith uno dei dischi più riusciti di progressive italiano degli ultimi anni. (Luigi Cattaneo)

Materna Luna (Video)

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