L’esordio di un gruppo,
per di più autoprodotto, è sempre un bel traguardo. Ci sono dentro aspettative,
sogni, magari incubi e un mondo che probabilmente ti accompagna da sempre. Ci
sono riferimenti più o meno velati che vanno a comporre il quadro finale e la
dedica al maestro di vita Francesco Di Giacomo, posta nel debut degli Artemisia
Absynthium potrebbe far pensare all’ennesimo gruppo ispirato dai classici del
prog. Non è così. Difatti la band di Alfredo Lavorato (voce, chitarra, basso,
synth) si inserisce perfettamente nel filone dark folk con qualche rimando al
progressive più esoterico ma non cade in prostrazione verso quella scena
settantiana. Ammirazione ma non devozione per riassumere. Certo un pezzo come Golem può far tornare alla mente maestri
come i Black Widow e il dark prog in generale ma le atmosfere malsane e
inquiete proposte non sfigurerebbero in un lavoro di Steve Sylvester (Rest). L’elemento preponderante è quello
folk, sopraffatto da forze oscure e tenebrose e il cantato tedesco di alcuni
passaggi non fa che aumentare la tensione (Das
Ende, Der Zauberer). Non mancano
spore psichedeliche Jacula style, visioni oscure (La
Cavia), dove la luce fatica a filtrare, ci si perde nel buio (Fatal Enemies) per poi tornare su passi
certi (l’omaggio Another Brick in the
Wall dei Pink Floyd). Quando invece ci si inoltra in gotici sentieri
ambient il pensiero corre ai seminali Elend, soprattutto nelle suggestioni
pregne di terrore e spettralità che danno vita ad un ideale colonna sonora di
qualche lontana pellicola targata Hammer. I
tre volti della Paura (titolo tratto da un film del 1963 di Mario Bava) è
un lavoro decisamente interessante, pieno di spunti su cui soffermarsi e valido
esempio di come si possano unire folk, dark e psichedelia in maniera fluida e
calda. Disco che probabilmente avrebbe bisogno di una vera distribuzione e la
Black Widow Record potrebbe essere l’etichetta giusta per una proposta di
questo tipo… (Luigi Cattaneo)
Der Zauberer (Video)
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