Quando si parla dei The
Watch gli appassionati di progressive subito associano il nome dei milanesi ai
Genesis e al percorso pieno di cover e concerti tributo che spesso
caratterizzano la proposta della band. Tutto vero, tutto giusto. Ma la carriera
dei The Watch non è solo questo e difatti Tracks
from the Alps è il sesto disco di inediti del gruppo (se si conta Ghost uscito quando si chiamavano The
Night Watch) . Un lavoro che non si
discosta da quanto sinora proposto e che ha comunque il dna del tanto amato
gruppo inglese, senza lasciar intravedere nuove vie da seguire o situazioni da
sperimentare. A conti fatti e vista la qualità degli album pubblicati, i lombardi
rimangono nell’alveo di quelle band che portano avanti con dedizione il verbo
prog settantiano, senza discostarsi da certi canoni ben collaudati. Gli amanti
di certe sonorità prettamente vintage difficilmente resteranno delusi da questo
come back, perché il quintetto di Simone Rossetti (voce, mellotron, synth e
flauto) sforna un disco estremamente piacevole, pieno di linee melodiche
convincenti e con sprazzi strumentali che denotano una certa solidità tecnica.
Con lui Giorgio Gabriel (chitarra e basso), Valerio De Vittorio (tastiere,
Hammond e synth), Marco Fabbri (batteria) e Mattia Rossetti (basso), bravi nel
consolidare ulteriormente le idee messe in campo dal leader dell’ensemble.
Attenzione al particolare, capacità compositive, art rock invecchiato di
quarant’anni e oltre è il compendio che troviamo già dall’iniziale A.T.L.A.S., fascinosa trama sinfonica
imperniata sull’uso sapiente dei synth. La seguente Devil’s Bridge è una deliziosa ballata preludio ad uno dei migliori
episodi presenti, The Cheating Mountain,
sunto che racchiude Genesis, Marillion e i nostrani Acqua Fragile. On Your Own è giocata sul classico
interplay tra chitarra e synth, Going Out
to get You è l’omaggio ad un raro brano di Peter Gabriel e soci, mentre Once in a Lifetime è uno dei passaggi
maggiormente emotivi e carichi di pathos del disco. La conclusiva The Last Mile è probabilmente l’apice
dell’album, momento articolato ma comunicativo, tempi dispari e mood da rock
ballad, mellotron e hammond all’unisono, un piccolo gioiello senza tempo. Tracks from the Alps è una delle
migliori produzioni dei The Watch e se siete legati in maniera indissolubile al
periodo storico del progressive rock e non ricercate dal genere particolari
innovazioni, questo è senza dubbio il disco che fa per voi! (Luigi Cattaneo)
A.T.L.A.S. (Video)
Nessun commento:
Posta un commento