sabato 12 luglio 2014

THE WATCH, Tracks from the Alps (2014)


Quando si parla dei The Watch gli appassionati di progressive subito associano il nome dei milanesi ai Genesis e al percorso pieno di cover e concerti tributo che spesso caratterizzano la proposta della band. Tutto vero, tutto giusto. Ma la carriera dei The Watch non è solo questo e difatti Tracks from the Alps è il sesto disco di inediti del gruppo (se si conta Ghost uscito quando si chiamavano The Night Watch) . Un lavoro che non si discosta da quanto sinora proposto e che ha comunque il dna del tanto amato gruppo inglese, senza lasciar intravedere nuove vie da seguire o situazioni da sperimentare. A conti fatti e vista la qualità degli album pubblicati, i lombardi rimangono nell’alveo di quelle band che portano avanti con dedizione il verbo prog settantiano, senza discostarsi da certi canoni ben collaudati. Gli amanti di certe sonorità prettamente vintage difficilmente resteranno delusi da questo come back, perché il quintetto di Simone Rossetti (voce, mellotron, synth e flauto) sforna un disco estremamente piacevole, pieno di linee melodiche convincenti e con sprazzi strumentali che denotano una certa solidità tecnica. Con lui Giorgio Gabriel (chitarra e basso), Valerio De Vittorio (tastiere, Hammond e synth), Marco Fabbri (batteria) e Mattia Rossetti (basso), bravi nel consolidare ulteriormente le idee messe in campo dal leader dell’ensemble. Attenzione al particolare, capacità compositive, art rock invecchiato di quarant’anni e oltre è il compendio che troviamo già dall’iniziale A.T.L.A.S., fascinosa trama sinfonica imperniata sull’uso sapiente dei synth. La seguente Devil’s Bridge è una deliziosa ballata preludio ad uno dei migliori episodi presenti, The Cheating Mountain, sunto che racchiude Genesis, Marillion e i nostrani Acqua Fragile. On Your Own è giocata sul classico interplay tra chitarra e synth, Going Out to get You è l’omaggio ad un raro brano di Peter Gabriel e soci, mentre Once in a Lifetime è uno dei passaggi maggiormente emotivi e carichi di pathos del disco. La conclusiva The Last Mile è probabilmente l’apice dell’album, momento articolato ma comunicativo, tempi dispari e mood da rock ballad, mellotron e hammond all’unisono, un piccolo gioiello senza tempo. Tracks from the Alps è una delle migliori produzioni dei The Watch e se siete legati in maniera indissolubile al periodo storico del progressive rock e non ricercate dal genere particolari innovazioni, questo è senza dubbio il disco che fa per voi! (Luigi Cattaneo)

A.T.L.A.S. (Video)

   

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