Prima dell’esordio Canti, battaglie e racconti, Il Fauno di
Marmo con un altro monicker aveva già pubblicato due album autoprodotti e
oramai introvabili a nome The Rebus. La Andromeda Relix, che ha distribuito
proprio l’affascinante debut del Fauno, decide di accorpare entrambe le opere
sotto la denominazione The Rebus years
2001-2012. Un’epoca giovanile che mostrava il grande amore del sestetto
(Luca Sterle al flauto,al sax e al canto, Valerio Colella alla chitarra, Luca
Carboni alla batteria, Alessandro Visintin alla chitarra, Alexander Komic ai
sinth e Alberto Ballarè al basso) per il vintage, anche se rispetto a Canti, battaglie e racconti i risultati
sono meno apprezzabili e maturi (ma questo è anche logico). In un contesto come
quello del prog italiano, la ricerca da parte dei collezionisti di perle rare è
praticamente all’ordine del giorno e i tanti che hanno apprezzato la nuova
incarnazione del gruppo sicuramente saranno felici di accogliere The Rebus (2002) e Acroterius (2005), dischi che furono stampati in numero davvero
limitato (400 copie). Questo tipo di operazioni risultano sempre seducenti
(penso ad esempio ai Sigmund Freud o agli Spettri), al di là dei reali valori
espressi, che qui pur non toccando le vette del Fauno regalano comunque buone
vibrazioni. Il primo album (che ha al suo interno anche ripescaggi da Il Treno
degli Specchi, formazione pre-Rebus) è quello meno convincente ma ha già le
stigmate di quelle che saranno le linee guida del percorso futuro, soprattutto
nei brani più progressivi che richiamano la Nuova Idea, il Rovescio della
Medaglia e i Delirium. I passaggi di flauto risultano già evocativi e anche la
vena blues non dispiace ma tutto appare un po’ acerbo e una maggiore cura in
fase di arrangiamento avrebbe probabilmente giovato al prodotto. Acroterius è invece un passo avanti,
appare meglio messo a fuoco e continua il suo percorso di omaggio agli anni ’70
in maniera consapevole, sia del prog italiano che di quello inglese, citando
anche i Black sabbath e l’Ozzy solista. È un lavoro variegato, con più spunti e
idee (ascoltate Il vecchio e il cane o
La battaglia di Kosovo-Polje), con
un’attenzione per il particolare che si avvertiva in misura minore nel precedente
episodio. Da segnalare anche una piacevole rivisitazione di About to die dei Procol Harum posta in
chiusura di platter, pensata per una compilation di cover del gruppo inglese ad
opera della Mellow Records ma che sinora non ha mai visto la luce. Un plauso va
fatto all’Andromeda Relix che ha il coraggio di pubblicare dischi del genere,
capaci di far riscoprire gli esordi dimenticati di una band tra le più
promettenti della nuova scena progressiva italiana. (Luigi Cattaneo)
Video Teaser
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