lunedì 23 marzo 2015

IL FAUNO DI MARMO, The Rebus Years 2001-2012


Prima dell’esordio Canti, battaglie e racconti, Il Fauno di Marmo con un altro monicker aveva già pubblicato due album autoprodotti e oramai introvabili a nome The Rebus. La Andromeda Relix, che ha distribuito proprio l’affascinante debut del Fauno, decide di accorpare entrambe le opere sotto la denominazione The Rebus years 2001-2012. Un’epoca giovanile che mostrava il grande amore del sestetto (Luca Sterle al flauto,al sax e al canto, Valerio Colella alla chitarra, Luca Carboni alla batteria, Alessandro Visintin alla chitarra, Alexander Komic ai sinth e Alberto Ballarè al basso) per il vintage, anche se rispetto a Canti, battaglie e racconti i risultati sono meno apprezzabili e maturi (ma questo è anche logico). In un contesto come quello del prog italiano, la ricerca da parte dei collezionisti di perle rare è praticamente all’ordine del giorno e i tanti che hanno apprezzato la nuova incarnazione del gruppo sicuramente saranno felici di accogliere The Rebus (2002) e Acroterius (2005), dischi che furono stampati in numero davvero limitato (400 copie). Questo tipo di operazioni risultano sempre seducenti (penso ad esempio ai Sigmund Freud o agli Spettri), al di là dei reali valori espressi, che qui pur non toccando le vette del Fauno regalano comunque buone vibrazioni. Il primo album (che ha al suo interno anche ripescaggi da Il Treno degli Specchi, formazione pre-Rebus) è quello meno convincente ma ha già le stigmate di quelle che saranno le linee guida del percorso futuro, soprattutto nei brani più progressivi che richiamano la Nuova Idea, il Rovescio della Medaglia e i Delirium. I passaggi di flauto risultano già evocativi e anche la vena blues non dispiace ma tutto appare un po’ acerbo e una maggiore cura in fase di arrangiamento avrebbe probabilmente giovato al prodotto. Acroterius è invece un passo avanti, appare meglio messo a fuoco e continua il suo percorso di omaggio agli anni ’70 in maniera consapevole, sia del prog italiano che di quello inglese, citando anche i Black sabbath e l’Ozzy solista. È un lavoro variegato, con più spunti e idee (ascoltate Il vecchio e il cane o La battaglia di Kosovo-Polje), con un’attenzione per il particolare che si avvertiva in misura minore nel precedente episodio. Da segnalare anche una piacevole rivisitazione di About to die dei Procol Harum posta in chiusura di platter, pensata per una compilation di cover del gruppo inglese ad opera della Mellow Records ma che sinora non ha mai visto la luce. Un plauso va fatto all’Andromeda Relix che ha il coraggio di pubblicare dischi del genere, capaci di far riscoprire gli esordi dimenticati di una band tra le più promettenti della nuova scena progressiva italiana. (Luigi Cattaneo)

Video Teaser

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