Ancora poco conosciuto
dagli appassionati di progressive, Marco Ragni ha invece già una bella carriera
alle spalle e una certa dose di esperienza che lo hanno portato nel 2014 alla
registrazione di Mother from the sun,
un doppio album parecchio ambizioso e molto interessante. Ragni è sulle scene
dalla fine degli anni ’80, quando ispirato dai Pink Floyd e dal prog dei ’70
pubblica Kaleido (1987) e Illumination (1988), per poi nei ’90
indirizzarsi con la sua band, i Deshuesada, verso un sofisticato pop
psichedelico. Con l’arrivo del nuovo millennio Ragni pubblica tre dischi con
gli Heza e uno con i Mokers, fino ad arrivare con In my eyes e 1969 entrambi del 2010 al ritorno da solista,
percorso confermato poi da Lilac days del
2012 e soprattutto da questo come back realizzato
per l’americana Melodic Revolution Records. Ragni ha qui concretizzato uno dei
suoi sogni, una progressive rock opera in due atti che supera i 90 minuti di
durata e che oltre all’autore (impegnato alla chitarra, alle tastiere, al
basso, all’elettronica e alla voce) vede la presenza di Giovanni Menarello
(chitarra acustica), Enrico di Stefano (sax), Davide Gazzi (chitarra acustica),
Luigi Iacobone (flauto), Enrico Cipollini (chitarra) e Alessandra Pirani
(liriche). Mother from the sun risente
parecchio dell’influenza dei Pink Floyd, pur non dimenticando la lezione di
Genesis e Marillion, mostra gratitudine per un determinato periodo storico ma
riesce a non apparire stantio o superato. Una psichedelia progressiva che si
dipana in brani stratificati, che vivono di ramificazioni e idee senza
apparenti steccati, con tanta carne al fuoco e una serie di proposte variegate
che si riallacciano non solo ai ’70 ma guardano anche a quanto è stato proposto
dai più contemporanei Porcupine Tree, levigandone comunque le asperità hard
rock. L’inizio è affidato a Into the
wheel of time, molto curata nei suoni e con un finale vagamente jazzato,
anche se forse la voce di Marco non convince pienamente. Segue Sea of vibes, piena di frangenti
raffinati, spunti psichedelici e armonizzazioni acustiche di splendida fattura.
Heaven of Marble è un'altra traccia
molto lunga (quasi 18 minuti) e si dipana tra sonorità ambient, rarefatte,
acustiche e jazz, sempre suonate con grande fluidità e capacità strumentali. Faint Memory vive sul contrasto tra il
calore della chitarra acustica e gli onirici effetti elettronici presenti,
mentre la traccia che apre il secondo disco è la sintesi della musica di Ragni.
Difatti Far beyond the line con i
suoi 22 minuti di durata presenta momenti space, fraseggi in odore di
progressive, l’alternanza di passaggi elettrici e acustici (sempre molto
belli), lunghe divagazioni strumentali, in un trip che sa essere sussurrato ma
coinvolgente. Skies Painted by the Wind colpisce
per lo scorrevole interplay tra i vari strumenti, così come la successiva In the air è un breve attimo di delicata
armonia. Northern Light è invece un
pezzo più tirato, complice anche una copiosa dose di elettricità applicata alla
song. Mother from the sun è un opera
complessa, consigliata soprattutto a chi ha la pazienza di perdersi nei
particolari che emergono lungo i suoi ascolti. L’album è acquistabile dal sito
dell’artista www.marcoragni.com
e da quello dell’etichetta www.melodicrevolutionrecords.com
(Luigi Cattaneo)
Mother from the sun (Album Teaser)
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