mercoledì 18 marzo 2015

FLORA, Sei (2012)


Attivi dal 1998 tornano i piacentini Flora con questo nuovo Sei, pubblicato per Lizard, etichetta sempre curiosa e aperta a gruppi crossover che attingono a piene mani da più fonti. Il sestetto (Pietro Beltrami alle tastiere, Fabrizio Lusitani alla chitarra, Pina Muresu ai sassofoni, Claudia Nicastro alla voce e al glockenspiel, Paolo Nicastro al basso e alla voce e Michele Tizzoni alla batteria) difatti riesce nell’intento di unire più mondi, passando dal jazz rock all’indie, finendo per inoltrarsi in un accurato post rock d’autore in cui spiccano il sax e l’utilizzo della doppia voce. Emozionali e profondi i Flora partono subito bene con Caleidoscopio, brano dall’animo jazzato ma che non dimentica toni indie e presenta un bel solo centrale della Muresu che apre al finale strumentale, pezzo che già mostra le varie anime della band. Nodi vive sulla doppia voce dei Nicastro, episodio evocativo soprattutto nella parte strumentale in cui si distingue un ottimo lavoro di sax, mentre Camaleonte appare più leggera, una variabile pop del loro sound ma comunque interessante. Tartaruga è un frangente strumentale che mette in mostra buone doti tecniche e melodiche, Dove sei? è invece un pezzo di rock cantautorale molto coinvolgente. Insalata numero sei è uno strumentale pieno di groove ritmico, riff calibrati, parti di tastiere e sax di derivazione jazz, laddove Non mi ricordo torna a battere su confini indie rock ma convince meno ed è forse uno dei brani meno riusciti. Cosimo post-moderno è incentrata sul bellissimo gioco delle voci e su un’esplosione ritmica quasi grunge che ci conduce alla splendida Signor psiche, un racconto velato di amara psichedelia, poetica e ammaliante. La chiusura strumentale di Tokio risulta delicata e suggestiva e suggella un ritorno positivo e fresco. (Luigi Cattaneo)

Signor Psiche (Video)

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