Attivi dal 2009 (hanno
nel frattempo inciso un ep e due album) i Godsticks sono un trio proveniente
dal Galles ancora poco conosciuto al grande pubblico. Il nuovo Emergence è un lavoro autoprodotto dal
suono piuttosto hard, muscolare e potente, complice una sezione ritmica
affiatata (Steve Roberts alla batteria e Dan Nelson al basso) e un ottimo
lavoro alla chitarra da parte di Darran Charles (anche vocalist). Tante le influenze
della band, che si mescolano in un calderone dove troviamo il nu metal, l’heavy
prog e l’hard rock, un crossover di generi che mescolato dà vita ad un progetto
adrenalinico e di buona fattura tecnica. La classicità dei Black Sabbath rivisitata
in chiave moderna, facendo trapelare una certa attenzione per la parte melodica
della composizione (in questo accostabili ai Pineapple Thief), pur disponendo
di doti individuali all’altezza e una cultura jazz che rimane sottotraccia per
tutto il disco. I tempi dispari non mancano e si muovono all’interno di un
percorso sempre più metal e aggressivo (almeno rispetto agli esordi), segnando Emergence di brani con meno fronzoli,
ritmicamente spinti e decisamente adatti per il contesto live (la band è in
tour con Tony MacAlpine). Gli elementi progressive guardano più alle strutture
di Devin Townsend che a quello dei ’70, le sfumature insite nei pezzi
riconducono alla musica borderline dei System of a Down, una torre di Babele in
cui i Godsticks riescono a muoversi in modo credibile ed efficace. Pur nella
sua complessità l’opera ha spunti facilmente memorizzabili, all’interno di una
costruzione limata nei dettagli in cui elementi vicini a Steven Wilson si
incontrano con l’alternative rock degli Alterbridge e l’oscura fierezza dei
Soundgarden, un crossover progressivo che nella sua anima ha un’attitudine
decisamente heavy (Below the belt, Much sinister). Il loro stile è sempre
più sviluppato in tal senso e il songwriting punta ad unire groove, melodia e
potenza e brani come Hopeless situation o
Lack of scrutiny sono un fulgido
esempio della musica del trio nel 2015. Colpisce anche il crescendo di One percent e il bel lavoro di Charles
nella title track, ma è il clima generale di Emergence a risultare interessante per la sua energia e per la
voglia di tuffarsi in territori dissimili tra loro. (Luigi Cattaneo)
Much Sinister (Video)
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