martedì 24 novembre 2015

MARCHESI SCAMORZA, Hypnophonia (2015)


Ci eravamo già occupati dei Marchesi Scamorza in occasione del debut di qualche anno fa, La sposa del tempo, un album interessante che mostrava le indubbie qualità del quintetto formato da Paolo Brini (basso), Enrico Cazzola (tastiere), Enrico Bernardini (voce), Lorenzo Romani (chitarra, mandolino e tastiere) e Alessandro Padovani (batteria) ma anche una maturità ancora da raggiungere in pieno. Dopo tre anni i ferraresi si ripresentano con il nuovo Hypnophonia e devo dire che seppur lo sguardo rimane ancorato con fermezza ai gloriosi ’70 di Banco del Mutuo Soccorso e Alphataurus, c’è comunque una certa briosità di fondo che riesce nell’intento di non appesantire tracce complesse ma molto curate melodicamente. Già l’opener 1348 ha questi tratti distintivi, con un buon interplay tra Cazzola e Romani, prima dell’ottima suite Il cammino delle luci erranti, quasi 14 minuti di enfatiche tastiere, tappeti di synth, fughe solitarie e ritmiche corpose. Un piccolo neo è la voce di Bernardini, cantante non sempre a proprio agio nelle fitte trame del gruppo, a volte manca di dinamismo e appare ancora bisognoso di applicarsi al suo strumento, anche perché è in possesso di un suo lirismo e di una propria espressività, che però vanno abbinate ad una tecnica non ancora del tutto messa a fuoco. La successiva Campi di Marte conferma l’amore della band per il prog settantiano, con le onnipresenti tastiere in evidenza e i classici stilemi ritmico-armonici di quell’epoca, così come ben calibrato è il coinvolgente crescendo di L’uomo col fiore in bocca, brano che mette in risalto le doti della band, attenta nella costruzione di momenti corali sognanti in cui anche la voce di Bernardini emerge in modo più convincente. Chiude l’opera con i suoi tredici minuti La via del sognatore, prog sinfonico di impatto e sempre determinato dalla forte presenza di Cazzola. Questo come back è un passo avanti nella crescita dei Marchesi Scamorza, vanno limati probabilmente alcuni dettagli strutturali ma i margini di sviluppo sono innegabili e l’ensemble appare oramai capace di maneggiare questo sound vintage (e per molti anacronistico) con buona padronanza, tralasciando del tutto vie sperimentali probabilmente poco consone al loro intendere il termine progressive. (Luigi Cattaneo)

1348 (Video)

Nessun commento:

Posta un commento