Ci eravamo già occupati
dei Marchesi Scamorza in occasione del debut di qualche anno fa, La sposa del tempo, un album
interessante che mostrava le indubbie qualità del quintetto formato da Paolo
Brini (basso), Enrico Cazzola (tastiere), Enrico Bernardini (voce), Lorenzo
Romani (chitarra, mandolino e tastiere) e Alessandro Padovani (batteria) ma
anche una maturità ancora da raggiungere in pieno. Dopo tre anni i ferraresi si
ripresentano con il nuovo Hypnophonia
e devo dire che seppur lo sguardo rimane ancorato con fermezza ai gloriosi ’70
di Banco del Mutuo Soccorso e Alphataurus, c’è comunque una certa briosità di
fondo che riesce nell’intento di non appesantire tracce complesse ma molto
curate melodicamente. Già l’opener 1348 ha
questi tratti distintivi, con un buon interplay tra Cazzola e Romani, prima
dell’ottima suite Il cammino delle luci
erranti, quasi 14 minuti di enfatiche tastiere, tappeti di synth, fughe
solitarie e ritmiche corpose. Un piccolo neo è la voce di Bernardini, cantante non
sempre a proprio agio nelle fitte trame del gruppo, a volte manca di dinamismo
e appare ancora bisognoso di applicarsi al suo strumento, anche perché è in
possesso di un suo lirismo e di una propria espressività, che però vanno
abbinate ad una tecnica non ancora del tutto messa a fuoco. La successiva Campi di Marte conferma l’amore della
band per il prog settantiano, con le onnipresenti tastiere in evidenza e i
classici stilemi ritmico-armonici di quell’epoca, così come ben calibrato è il
coinvolgente crescendo di L’uomo col
fiore in bocca, brano che mette in risalto le doti della band, attenta
nella costruzione di momenti corali sognanti in cui anche la voce di Bernardini
emerge in modo più convincente. Chiude l’opera con i suoi tredici minuti La via del sognatore, prog sinfonico di
impatto e sempre determinato dalla forte presenza di Cazzola. Questo come back
è un passo avanti nella crescita dei Marchesi Scamorza, vanno limati
probabilmente alcuni dettagli strutturali ma i margini di sviluppo sono
innegabili e l’ensemble appare oramai capace di maneggiare questo sound vintage
(e per molti anacronistico) con buona padronanza, tralasciando del tutto vie
sperimentali probabilmente poco consone al loro intendere il termine progressive.
(Luigi Cattaneo)
1348 (Video)
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