Sotto lo pseudonimo di
Red Morris si cela Maurizio Parisi, talentuoso chitarrista di Brescia che
debutta con questo Lady Rose (dedicato
alla moglie) sotto l’egida dell’Atomic Stuff Records. L’album, tutto
strumentale, denota l’attenzione che l’autore ha posto per ritmi coinvolgenti e
melodie intense, ponendo sì la chitarra in primo piano ma senza dimenticare di
donare solidità ai brani attraverso una sezione ritmica corposa (Claudio
Amadori alla batteria e Renato Mombelli al basso) e un tappeto di tastiere
affidato alle mani di Beppe Premi. Istantanee di classic rock settantiano,
qualche battuta di blues, hard prog che fonde i Cream, Santana e i Led
Zeppelin, per otto pezzi che trasudano passione per quel periodo storico ben
preciso ma non lasciano un senso di scontato all’ascolto. Parisi ha esperienza
e gusto, elementi che si percepiscono nel disco che affonda le sue radici nel
rock e mostra una buona cura in fase di arrangiamento e spunti solistici di
ottimo livello. Le idee di Parisi si manifestano lungo esecuzioni complesse ma
fluide, ricche ma non per questo criptiche, figlie di studio e grande
perseveranza, già dall’iniziale e fulminante Golden angel. Non si discosta di molto la title track, anche se
emerge una vena più legata agli anni ’70, mentre unisce l’hard dei Deep Purple
con il jazz rock la seguente Mystery,
uno degli episodi più interessanti tra i presenti. Black’s eyes esalta il lato progressive del progetto, la grandeur folkeggiante
di Celtica, con Parisi ottimamente
sostenuto dalla coppia ritmica e My life
blues (Go Go), accostabile alla Treves Blues band (giusto per rimanere in
territori italiani), mostrano la libertà d’animo del chitarrista bresciano.
L’esplosività di Santana è percepibile invece nel finale di My sea’s echoes, conclusione di un disco
volutamente retrò ma non per questo meno interessante o degno di nota,
mostrando un feeling che potrebbe incuriosire anche chi non ama particolarmente
i lavori strumentali. (Luigi Cattaneo)
My life Blues (Video)
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