lunedì 4 aprile 2016

HEATHENS, Alpha (2016)


Nati nel 2011 dalla passione per la musica di Mattia e Lorenzo Dal Pan (entrambi synth e voce), gli Heathens già l’anno successivo pubblicarono l’esordio autoprodotto In silenzio con la collaborazione di Federico Dallo (chitarra e voce) e Matteo Valt (synth), ora in pianta stabile nella formazione. Il sound con il passare del tempo si è rafforzato, sino ad arrivare al nuovo Alpha, un buon disco, oscuro e che tenta di sintetizzare due emozioni apparentemente ben distinte come rabbia e malinconia. Il lavoro racchiude atmosfere care a Massive Attack e Knife, ma anche elementi EBM che rimandano a VNV Nation, Icon of Coil e Suicide Commando e vede la partecipazione di Nicola Manzan (Bologna Violenta), Anna Carazzai (Lume, Love in Elevator) e George Koulernos (Technogod, Y:dk). Il trip di matrice darkwave è costante lungo tutto l’album e già con Empty house ci sono le stigmate di quello che sarà l’intero percorso, con un eccitante sovraccarico di synth che defluiscono nella cupa e tenebrosa It doesn’t matter, un flusso scintillante di vibranti sensazioni tra il post e l’elettronica più agguerrita. Tutto rimane molto tetro e la successiva Parallel Universes è pronta a confermarcelo, pur con ritmiche maggiormente quadrate e un mood fosco che può ricordare i Joy Division dell’indimenticato Ian Curtis. Meno coinvolgente risulta la seguente Bertrand Russel, soprattutto nella parte finale eccessivamente ripetitiva, ma è solo un attimo di tregua, perché i sintetizzatori ci trascinano prima nella piacevole Our happiness e poi nella vellutata The dust (dove appare anche la voce della Carazzai), mentre nella dinamica Apocryphal Masters fa la sua comparsa il bravo Sergio Pomante al sax. Arriva immediata e buia la successiva In limbo, così come elettronicamente potente è From my sofa, che anticipa To the end of the night, brano dalle ritmiche simil dance e tra i meno interessanti dell’album. Dawn e Flying over the ocean non aggiungono nulla di più ad un ritorno audace e avvolto da un alone di malinconia e tenebra, con parti elettrodark davvero ben sviluppate. Forse manca ancora qualcosa per il definitivo salto ma la totale maturazione del quartetto è dietro l’angolo. (Luigi Cattaneo)

Parallel Universes (Video)

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