Sono passati due
anni dal
doppio Mother from the sun, album
di cui parlammo proprio da queste pagine, come è trascorso questo
periodo e cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo album?
Il periodo tra il
mio precedente disco e Land of blue echoes è trascorso pensando
quasi da subito alla realizzazione di
quest’ultimo. Avevo molte idee in testa e quasi da subito mi sono messo a
lavorare. Avrei voluto suonare live molto di più, ma la situazione italiana non
è delle più rosee e anche l’idea di un tour extra europeo è tramontata per
problemi di budget. Così ho pensato ad elevare il mio livello di compositore e
musicista e come fosse possibile fare un salto di qualità a tutti i livelli. In
particolare il 2015 è stato un anno molto ricco di idee, conoscenze, nuove
esperienze. Land of blue echoes è in effetti il mio miglior album per
quanto riguarda la produzione e anche la musica ha fatto un salto di qualità.
Hai un suono
poco italiano, incidere
per un’etichetta americana influisce sul tuo modo di
scrivere?
No, direi di no. Mi piace scrivere e suonare quello che
più mi piace. Non ho mai
avuto un sound italiano perchè in
effetti i miei ascolti musicali sono sempre stati molto internazionali.
Prog, psichedelia, folk,
tutti elementi che contraddistinguono la tua
proposta, ma allora
quali e quanti sono
i riferimenti della tua
vita musicale?
Principalmente sono un amante della
psichedelia anni '60, del
progressive e di tutto quel sottobosco
definito “Indie” che comprende molti generi che non hanno troppi vincoli
commerciali. Mi piacciono molto la black music e il funk.
Etichette a parte
il tuo songwriting
appare molto improntato sulla capacità di comunicare
ed emozionare chi ascolta, è questo che ti porta al desiderio
di comporre?
Scrivere musica è per me la più alta forma di libertà.
Ogni volta che imbraccio una chitarra o suono qualsiasi altro strumento lo
faccio perchè mi fa sentire vivo. E’ difficilissimo da spiegare ciò che provoca in me la composizione.
E’ una marea di emozioni, miliardi di
colori, luci e ombre. Spero sempre che
la mia musica porti tutti gli
ascoltatori in svariati mondi emozionali.
Nel nuovo Land of blue echoes troviamo diversi ospiti,
come hanno contribuito e che tipo di apporto hanno dato all’album?
Sentivo il bisogno di avere nuovi stimoli così ho
coinvolto un po' di musicisti della Melodic Revolution Records e un paio
di Stars che avevo conosciuto qualche tempo fa. Durga McBroom la corista
dei Pink Floyd e di Gilmour e Fernando Perdomo chitarrista
della Dave Kerzner Band e di molti altri tra i quali il mitico
Todd Rundgren e Beck. Ognuno
ha contribuito in maniera decisiva mettendo la propria anima in quello che
faceva e seguendo quello che era lo spirito di questo album. Ho lasciato piena
libertà di espressione a tutti, a parte le melodie vocali di Durga che ho
scritto appositamente per la sua voce. Sapevo che questa libertà avrebbe
portato ottimi risultati. Sono molto soddisfatto del lavoro fatto. Spero che
anche gli ascoltatori si lasceranno conquistare dalle melodie e dalle armonie di questo disco in bilico tra
passato, presente e futuro.
Come mai hai deciso di non avere una band fissa ma di
registrare, divincolandoti tra più
strumenti, quasi in solitaria? Non
senti mai il bisogno di confrontarti con qualche altro
musicista?
E’ una scelta artistica. Per anni mi sono dovuto
accontentare di essere parte di qualcosa, non esprimendo mai a pieno le mie
potenzialità e la mia voglia di sperimentare cose nuove. Non sono mai riuscito
con una vera e propria band ad avere il
suono che avevo in mente così un giorno ho deciso che era meglio per me fare da
solo ed eventualmente trovare dei bravi session man che mi potessero dare una
mano dove io mancavo. Questa scelta ha fatto sì che io sia anche riuscito ad
ottimizzare molto i tempi e a registrare 6 album in 6 anni, cosa impossibile
con qualsiasi altra formazione io abbia
avuto. Avendo molti amici musicisti mi confronto spesso con loro, ma preferisco
concentrarmi da solo per quanto riguarda la composizione. Ciò non toglie che il desiderio di avere una band
tutta mia sia sempre presente, magari solo per il live.
Non tutti conoscono la tua carriera, iniziata in realtà
molti anni fa, ci vuoi fare una sintesi delle tue esperienze?
Ho iniziato a strimpellare la chitarra affascinato da
Jimi Hendrix e a cantare ammaliato dai cori dei Beatles. Ho avuto la mia prima
band a 17 anni, facevamo psichedelia molto sperimentale, inascoltabile! Poi
dopo aver frequentato una sala prove della mia città sono entrato in contatto
con tutto il sottobosco di musicisti che ne facevano parte e ho cominciato a
scambiare informazioni cercando di carpire ogni piccolo segreto da chi era più
bravo di me. Fin da subito mi sono reso conto che la chitarra non mi bastava e
così mi comprai una tastiera e un multitraccia della fostex e iniziai a
registrare i miei primi album. Suonai con gli Iaonsei per due anni, un prog
italiano dalle tinte Barrettiane e nel 1990 - dopo una serie di album autoprodotti - formai insieme
ad un amico una band di Wave psichedelico i Deshuesada. Registrammo 2 album in
studio, un live e suonammo per un anno
di fila in tutti i club del paese e in alcuni importanti festival. Poi dopo la
grande abbuffata rimasi un pò in
silenzio fino ad approdare nel 1999 in una band di rock grunge italiano.
Fu un momento di passaggio che però mi diede la consapevolezza per
intraprendere la mia carriera solista che sarebbe iniziata definitivamente nel 2008. Nel 2003
entro nei Mokers, un gruppo di funk psichedelico con i quali scrivo un disco e
un EP nel 2004/2005. Da lì in poi tutta la mia produzione solista è fatta di 6
album, 2 Ep, 2 Live e una raccolta
commemorativa dei miei primi 20 anni di
carriera.
Quali sono i tuoi ascolti attuali? C’è qualche novità che
ti entusiasma o preferisci ripassare i vecchi classici?
Ascolto molto underground perché credo ci sia ancora
voglia di sperimentare e perché c’è sempre qualche spunto interessante da far
mio. Una band che mi ha entusiasmato dal vivo e che mi piace molto sono i texani
Midlake. Niente male anche i War on drugs o Jonathan Wilson (che mi piacerebbe avere nel prossimo disco!). Vado
matto per i vecchi Ozric Tentacles, i Porcupine Tree fino a Lightbulb Sun e ovviamente non manco mai di farmi un salto
dalle parti di Haight Ashbury per ascoltarmi i Grateful Dead o i Jefferson
Airplane oppure nella Swinging London. Adoro anche tutta la black music. Invece
non ascolto mai Heavy Metal e Hip Hop. Troppo duri per i miei gusti.
Che cosa ti aspetti da questo ultimo disco?
Non ho mai grandi aspettative quando faccio un disco.
Cerco solo di migliorare il precedente o di fare qualcosa che possa soddisfarmi
fino in fondo. Appena finisco un album ne ho già subito un altro in mente!
Ultima domanda: quante possibilità ci sono di vederti dal
vivo con una band di supporto?
Ci sono ottime possibilità! C’è un progetto con sei
musicisti di cui ancora non voglio parlare molto ma che vedrà la luce tra
breve. Farò delle date anche quest’estate, prevalentemente acustiche o in trio.
Poi in autunno spero ci saranno interessanti novità per quello che riguarda
l’organizzazione di un tour europeo. Ci vediamo presto!
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