venerdì 15 aprile 2016

STRANGE HERE, II (2015)


La nascita di questa band è avvolta da un alone quasi leggendario, con il protagonista, Alex Scardavian, che cresce in compagnia degli allora Death SS (fine ’70-inizio ’80) che provavano a casa sua grazie alle amicizie del fratello più grande. Alex rimane influenzato dal fascino di Paul Chain e da quei suoni maledetti e saturi di mistero, tanto che nel 1991 riesce a collaborare con il maestro dell’occulto in Whited Sepulchres e successivamente con Steve Sylvester nei suoi dischi solista (Free Man e Mad Messiah). Dopo l’esordio a nome Strange Here del 2002, Alex torna a proporre la sua idea di musica in compagnia di Domenico Lotito (basso e chitarra acustica) degli Error Amplifier, mostrando un’innata propensione per un doom psichedelico di matrice settantiana ispirato ai già citati Death SS della prima fase e a Paul Chain ma anche vicino ai canoni esteriori di Blue Cheer e Black Sabbath. Scardavian si divide tra chitarra, voce, batteria, organo e tastiere, motore grezzo di un progetto che fa dell’inquietudine un vero trademark, ben bilanciato tra parti doomy, psych ed heavy. L’iniziale Still alone mostra subito come il duo ponga una certa attenzione per riff distorti, pulsioni ritmiche d’impatto (con la presenza di Richie Raggini alla batteria) ed un’atmosfera decisamente malsana, a cui fa seguito Kiss of worms, composta proprio con Chain anni fa, un ottimo brano dominato da riff potenti e da un andamento heavy doom insormontabile che vede Raggini ancora tra i protagonisti. Raggini riappare anche nella seguente Born to lose, bel frangente carico di elettricità e dolore, mentre di tutt’altra pasta è Black, grey and white, una traccia rallentata e dilatata in cui risalta Enri Zavalloni all’Hammond, figlia di una psichedelia acustica che spezza la tensione e passa la palla alla forza primigenia di Acid rain, un altro doom mastodontico per suoni e aggressività. Se Only if … riprende il discorso di Black, grey and white, con tanto di presenza d’eccezione che risponde al nome di Red Crotalo alla chitarra, la conclusiva Shiftless riporta tutto su binari pesanti e assolutamente congeniali al gruppo, certificando II come il classico disco che gli amanti di certi oscuri suoni non possono assolutamente perdere. (Luigi Cattaneo)

Still alone (Video)

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